No War - Palazzo Savelli sede del Comune di Rocca Priora (Roma)

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venerdì 3 aprile 2015

Dossier del Servizio Studi sull'A.S. n. 1577-A "Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche": errore sull'obbligo di previsione del Dirigente apicale

Pubblicato sul sito del Senato il Dossier del Servizio Studi sull'A.S. n. 1577-A "Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche" che tiene conto delle modifiche apportate al testo originario del DDL nel corso dell'esame in Commissione Affari Costituzionali.

L'articolo riguardante la Dirigenza pubblica è diventato il n. 9 e non più 10.
A pag. 58 e 59 del Dossier è illustrata la disciplina dell'abolizione dei Segretari comunali a seguito dell'emendamento Saggese, con due evidenti errori:
  • l'obbligo di nominare il Dirigente apicale secondo l'emendamento Saggese approvato dalla Commissione Affari Costituzionali riguarda tutti i Comuni, non solo quelli privi di figure dirigenziali;
  • per i comuni di minori dimensioni demografiche la funzione di direzione apicale è obbligatoria e non eventuale. 
Ecco il testo:
"La soppressione delle figure dei segretari comunali e provinciali - con l'inserimento (secondo i criteri di cui alla lettera b), numero 4)) degli attuali nel suddetto ruolo unico dei dirigenti degli enti locali - e l'obbligo, per gli enti locali privi di figure dirigenziali, di nominare un dirigente apicale (in sostituzione del segretario comunale), con l'obbligo per i Comuni di minori dimensioni demografiche (il testo originario del disegno di legge indicava la soglia di 5.000 abitanti) nelle more del completamento dei percorsi associativi, di gestire quest'eventuale funzione di direzione apicale in via associata. Dunque la disposizione di delega - come riscritta nel corso dell'esame referente - prevede che i compiti di attuazione dell'indirizzo politico, di coordinamento dell'attività amministrativa, di controllo della legalità dell'azione amministrativa entro l'ente locale, finora attribuite al segretario comunale o provinciale, passino alla dirigenza pubblica, come disciplinata dal presente articolo, nella quale confluiscono gli attuali segretari comunali o provinciali (per coloro che siano della fascia professionale C, la confluenza si ha dopo due anni di esercizio effettivo di funzioni segretariali o equivalenti, "anche come funzionario"). Ed a seguito di ulteriori modificazioni approvate in sede referente, è posta una disciplina transitoria, secondo cui per un periodo fino ai primi tre anni dall'entrata in vigore del decreto legislativo delegato, l'obbligo per i Comuni di affidare le funzioni sopra ricordate ad un dirigente, è espletato affidandole a soggetti già iscritti nell'albo segretariale, indi confluiti nel ruolo dirigenziale locale. Ed in assenza di specifiche professionalità interne all'ente, i Comuni capoluogo di Provincia o con popolazione superiore a 100.000 abitanti possono "reclutare" tale dirigente anche al di fuori del ruolo unico, "purché in possesso di adeguati requisiti culturali e professionali". E' posta, per questo insieme di disposizioni relative alla soppressione della figura dei segretari comunali e provinciali, una clausola di invarianza finanziaria".
Qui invece il testo definitivo dell'A.S. 1577-A dove è evidente che l'obbligo di nominare il Dirigente Apicale riguarda tutti gli enti.

giovedì 2 aprile 2015

DDL 1577: scade mercoledì 8 aprile il termine per la presentazione degli emendamenti

Con la relazione del sen. Pagliari, l'Aula del Senato, nella seduta pomeridiana del 1° aprile, ha avviato l'esame del DDL 1577, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche. 
I lavori proseguiranno mercoledì 8 aprile, alle ore 11; il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato alle ore 18 dello stesso giorno.
Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 1577
(Riorganizzazione Amministrazioni pubbliche)
(10 ore, escluse dichiarazioni di voto)
Relatore
1 h.
Governo
1 h.
Votazioni
1 h.
Gruppi 7 ore, di cui:
PD
1 h.
40'
FI-PdL XVII
1 h.
5'
M5S
50'
AP (NCD-UDC)
50'
Misto
45'
Aut (SVP, UV, PATT, UPT) - PSI-MAIE
37'
LN-Aut
36'
GAL (GS, LA-nS, MpA, NPSI, PpI)
36'
Dissenzienti
5'

Segretari comunali al lavoro il 1° maggio per ricevere le candidature: le istruzioni dal Viminale per le prossime amministrative

Sono state pubblicate sul sito del Ministero dell’Interno le istruzioni per la presentazione e l’ammissione delle candidature all'elezione diretta del sindaco e del consiglio comunale, per le elezioni amministrative del prossimo 31 maggio, che vedranno l’eventuale turno di ballottaggio in programma domenica 14 giugno.

La presentazione delle candidature alla carica di sindaco e delle liste di candidati alla carica di consigliere comunale potrà essere effettuata soltanto presso le segreterie dei comuni nei quali si svolgeranno le elezioni nei giorni di venerdì 1 maggio, dalle ore 8 alle 20 e sabato 2 maggio, dalle ore 8 alle 12.
Qui il link alle istruzioni del Ministero dell'Interno.
In argomento si veda anche l'articolo pubblicato dal quotidiano del Sole24Ore Enti Locali & PA di Alessandro Vitiello dal titolo Elezioni: uffici al lavoro il 1° maggio per ricevere le candidature, istruzioni dal Viminale.
Vedi anche il successivo post Aggiornate le istruzioni del Viminale per le prossime amministrative.

Mobilità dei Segretari comunali verso altre amministrazioni: questione rimessa alle Sezioni Unite

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza interlocutoria n. 6369 del 30 marzo 2015, ha rimesso gli atti al Primo Presidente per l’eventuale assegnazione alle Sezioni Unite della questione, di massima di particolare importanza, concernente, con riguardo alla mobilità verso altre amministrazioni dei Segretari comunali o provinciali, la portata della normativa del 2004, ossia se si applichi anche alle procedure esaurite, sì da determinare una sanatoria della disparità di trattamento tra coloro che avevano optato per la mobilità dopo il 1° gennaio 2002, a cui è stata riconosciuta la qualifica dirigenziale, e coloro che lo avevano fatto in un momento anteriore, ai quali non è stato invece attribuito il suddetto inquadramento.
Inizia così l'articolo pubblicato sul sito Lavoro e Fisco dal titolo Mobilità dei Segretari comunali verso altre amministrazioni: questione rimessa alle Sezioni Unite.

mercoledì 1 aprile 2015

La relazione orale all'Aula del Senato del relatore Pagliari: sui Segretari comunali trovata soluzione di equilibrio

Iniziato oggi pomeriggio da parte dell'Aula del Senato l'esame del DDL 1577 di riorganizzazione della PA. Il relatore, Sen. Giorgio Pagliari, ha effettuato la relazione orale sul DDL.
Questa la relazione tratta dal resoconto di seduta.
PAGLIARI, relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questo periodo mi sono sentito ripetere più volte: riforma della pubblica amministrazione? Non penserà il Premier di riuscire in quello in cui non sono riusciti illustri Presidenti e Ministri del calibro di Massimo Severo Giannini? È uno sforzo inutile. (Brusio).

Signor Presidente, chiedo una cosa sola, se è possibile che chi non intende ascoltare si allontani dall'Aula.
PRESIDENTE. Prego i colleghi che intendono continuare a parlare di accomodarsi fuori dall'Aula affinché il senatore Pagliari possa svolgere la relazione nella massima serenità e tranquillità.
PAGLIARI, relatore. Vero è il riferimento storico, e legittimo il pessimismo della ragione. L'ottimismo della volontà però è un dovere imprescindibile per la politica, per il Parlamento e per il Governo. La responsabilità della politica è di dare soluzione ai problemi veri, di non arrendersi e di scegliere non in modo tattico ma in chiave strategica, mettendoci la faccia, proponendo soluzioni vere, anche se difficili e scomode, altrimenti lo sforzo sarebbe inutile e di facciata.
Tutto questo presuppone che vi sia una vera necessità da soddisfare, una questione reale. Ebbene, perché la riforma della pubblica amministrazione? Tutto oggi dice, con evidenza assoluta, che per la pubblica amministrazione non basta voltar pagina ma è necessario cambiare libro. Perché? Per la corruzione? Certamente. Ma non solo. E vorrei dire non prioritariamente.
C'è una pubblica amministrazione vissuta come ostacolo, c'è una legalità vista come un inutile orpello, ci sono imprese e privati che restano senza risposte e subiscono inutili ritardi e freni nelle loro attività. Tutto questo evidenzia lo iato tra la Costituzione materiale e la Costituzione formale, articoli 97 e 98 della Costituzione, che postulano il buon andamento, l'imparzialità e il servizio esclusivo della Nazione.
La pubblica amministrazione, infatti, è troppo spesso, anche nell'ottica del valore costituzionale della leale collaborazione, un corpo a sé, un tendenziale contropotere portato ad andare oltre, mentre deve essere un potere che resta nel suo ambito.
Questo dato, senza fare di ogni erba un fascio, mi sembra purtroppo innegabile. Quali le cause? Tante: debolezza della politica, deficit tecnico del sistema, logica del contropotere, crisi del sistema, inefficacia dei controlli, rapporti innaturali tra politica e amministrazione, responsabilità come optional, legislazione elefantiaca, disarmanti lentezze della giustizia. Sotto questo profilo, sarebbe lunga la riflessione sull'inadeguata applicazione della divisione tra tecnica e politica, con la prevaricazione dei politici sui tecnici con scarsa dignità e professionalità e dei tecnici sui politici con pari scarsa dignità e professionalità. Ma c'è più in generale un tema, quello dei tecnici che agiscono guidati dal principio della transitorietà dei politici. I recentissimi scandali ne sono un emblematico e poliforme esempio. Il punto è dunque quello di avviare, una volta ancora con l'ottimismo della volontà, un processo di ricostruzione e di rimodellazione della pubblica amministrazione, nell'ottica degli articoli 2 e 3 della Costituzione. Si tratta di un processo che comporta un cambio di contesto ordinamentale non meno di un cambio di costume e di mentalità e che chiede alla politica il coraggio di promuovere questo cambiamento.
Ebbene, sia per l'impianto originale del decreto-legge di iniziativa del ministro Madia, sia per lo sforzo compiuto da voi colleghi con gli emendamenti, dalla Commissione affari costituzionali e - se permesso - da me come relatore, in un dialogo costruttivo e fattivo con il Ministro stesso e con il suo pregevolissimo staff, nella proposta che viene presentata alla nostra attenzione ci sono scelte che potenzialmente vanno nel senso giusto.
L'articolo 1 sulla cittadinanza digitale cerca di accelerare l'attuazione dell'agenda digitale con misure molteplici, delle quali a mio parere meritano particolare menzione quelle sull'abbattimento delle barriere concrete di accesso e di rapporto tra pubblica amministrazione, imprese e cittadini e quelle sull'educazione informatica di questi ultimi, che è un elemento di democrazia nell'evoluzione della nostra società.
Gli articoli 2 e 3 riguardano la disciplina dell'attività amministrativa, uno dei profili cardine di una riforma della pubblica amministrazione. La legalità, l'efficacia e l'efficienza dell'azione della pubblica amministrazione dipendono dalla puntualità, tempestività ed esatta modulazione della decisioni. Queste disposizioni si incentrano soprattutto sui meccanismi procedimentali, garantendo l'esercizio delle funzioni di ogni amministrazione coinvolta in tempi tali che non consentano l'eternalizzazione di fatto dei procedimenti e delle decisioni; una eternalizzazione che rende "schiavo" il privato e rende "schiava" l'impresa che attende risposte dalla pubblica amministrazione.
In questa chiave si muovono le proposte, contenute nell'articolo 2, su quell'istituto fondamentale che è la Conferenza dei servizi. In questa disciplina si introducono elementi che garantiscono una decisione certa e in tempi predefiniti, che portano il rapporto all'interno della Conferenza dei servizi nell'ottica della leale collaborazione fra amministrazioni e che quindi consentono di valorizzare questo strumento. Così è per il silenzio-assenso tra amministrazioni pubbliche, che comporta la fictio iuris dell'acquisizione del parere (non di un parere positivo o negativo), qualora la pubblica amministrazione tenuta non risponda entro trenta o sessanta giorni.
Anche questo va nell'ottica che ciascuno deve esercitare le proprie funzioni, ma non impedendo la conclusione dei procedimenti che sono nell'interesse dei cittadini e delle imprese.
Sempre alle attività si riferisce l'articolo 4, che io credo sia una norma fondamentale perché, attraverso l'esercizio della delega ivi prevista, questo Paese avrà finalmente la disciplina delle attività assoggettate, nelle diverse forme, ad una semplice comunicazione del privato e delle imprese.
Il nostro ordinamento si è andato evolvendo da un ordinamento dell'autorizzazione preventiva ad un ordinamento del controllo successivo, da un'amministrazione autorizzativa ad un'amministrazione del consenso. Questa trasformazione, che è avvenuta di fatto nella legislazione, non ha mai trovato punti di definizione e di regolazione organica, e questa è la prima occasione perché, attraverso questa delega, dando una disciplina concreta a queste attività di iniziativa dei privati, si realizza un contesto di garanzia e di certezza giuridica dei rapporti tra i privati e la pubblica amministrazione. Si creano condizioni per le quali queste attività, che iniziano per opera del privato, e che trovano nell'amministrazione solo la possibilità del controllo, possono svilupparsi in questa logica, senza che intervengano quei fenomeni distorsivi che il timore di perdita di potere da parte della burocrazia ci ha portato a verificare, giorno dopo giorno, nella realtà dei Comuni e delle amministrazioni pubbliche. Dare certezza su questo vuol dire dare un profondo contributo a quella ridefinizione del rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini, che deve andare nel senso di un'amministrazione che, garantendo la legalità, non è contro il cittadino, ma è nella logica dell'articolo 118, quarto comma, della Costituzione, della solidarietà orizzontale, e cioè è strumento dell'affermazione e dello sviluppo dell'iniziativa del privato.
Non meno significativo sul piano della certezza dei rapporti tra pubblica amministrazione e cittadini è l'articolo 5, con la nuova disciplina - e questo è un elemento tecnico - per esempio, dell'annullamento d'ufficio, con l'individuazione di un termine certo entro il quale questo annullamento può essere esercitato (che sono i 18 mesi). Ricordo anche l'articolo 6, la delega sul diritto all'accesso dei parlamentari, che porrà fine a prassi incostituzionali, e la riduzione del 60 per cento delle tariffe riconosciute ai gestori delle reti telefoniche per le intercettazioni e le altre attività d'indagine; un contributo forte, anche questo, nel senso del processo della lotta alla corruzione.
Gli articoli 7 e seguenti spostano l'attenzione sui profili organizzativi della pubblica amministrazione. Nell'articolo 7 si prevede la riduzione degli apparati strumentali, il riordino e la razionalizzazione delle funzioni di polizia; il riordino delle funzioni di tutela dell'ambiente, del territorio, del mare, dei controlli nel settore agroalimentare, con la riorganizzazione del corpo forestale dello Stato e il suo eventuale accorpamento; un riordino delle funzioni della Presidenza del Consiglio per l'attuazione dell'articolo 95, del suo potere di indirizzo e della responsabilità della collegialità dell'azione del Governo.
C'è la previsione relativa agli uffici territoriali periferici dello Stato, una misura molto importante e molto significativa non solo perché dà sul territorio un coordinamento alla presenza dello Stato, ma anche perché, attraverso questa riorganizzazione, che sarà anche di tipo logistico, si avrà la possibilità, anche nell'ottica della Conferenza dei servizi, di avere una rappresentanza unitaria sul territorio, e in periferia delle rappresentanze dello Stato. E chi opera nella pratica delle amministrazioni sa quanto ciò sia importante e quanto possa aiutare a definire e a restringere i tempi di decisione e a chiarire i rapporti di collaborazione e di interazione tra privati e imprese e pubblica amministrazione.
Sempre nell'ambito della riorganizzazione, c'è poi l'articolo 8-bis, che riguarda le Camere di commercio. Credo che sia una norma molto importante e significativa, che ha visto anche la centralità della collaborazione e del ruolo del Parlamento, dove è avvenuta la definizione di questa ipotesi, vista la censura fatta dalla Commissione bilancio sull'articolo 9.
Si tratta di una ridefinizione delle Camere di commercio che, comportando una riorganizzazione dal punto di vista numerico, mantenendo il registro delle imprese e con una riorganizzazione e una ridefinizione dello stesso assetto delle partecipazioni delle Camere di commercio, si colloca in una logica di apertura ancora maggiore delle stesse Camere di commercio rispetto al territorio. C'è infatti una previsione, che credo sia molto importante, per cui, da un lato, l'elezione degli organi delle Camere di commercio dovrà vedere un'adeguata consultazione delle imprese associate e, dall'altro, dovrà vedere la previsione di limiti dei mandati. Tutto questo si traduce in una misura di certo rinnovamento del sistema delle Camere di commercio: sono misure che non credo nessuno possa prendere come punitive o come antitetiche o oppositive. Sono misure che vanno nel segno di quel processo di modernizzazione che, senza retorica, tutti avvertiamo che dovrebbe essere proprio delle pubbliche amministrazioni.
In questa stessa logica riguardante i profili strettamente organizzatori, vorrei collegarmi subito alla delega sulle società partecipate e sui servizi pubblici locali: sono due deleghe che caratterizzano fortemente e qualificano questo provvedimento.
Tutti sappiamo qual è l'importanza anche economica dei servizi pubblici locali; tutti sappiamo qual è l'importanza del settore della società partecipate e quale potenzialità questo settore può avere per l'azione dei pubblici poteri, ma anche quanto esso abbia contribuito, purtroppo negativamente, diventando il luogo della corruzione, della mala gestione e dell'incontrollato debito delle amministrazioni pubbliche.
Ebbene, è in questa chiave che si muovono i criteri indicati all'articolo 14 della delega, che naturalmente non ripercorrerò tutto per non dilungarmi troppo, ma del quale voglio sintetizzare alcuni punti. Ricordo, innanzitutto, la riduzione del numero delle società partecipate; il collegamento alle funzioni istituzionali delle amministrazioni partecipanti; i bilanci consolidati, vale a dire i bilanci delle amministrazioni pubbliche che devono ricomprendere anche quelli delle società partecipate e, infine, quella che penso sia una misura assolutamente importante, introdotta dal Parlamento, vale a dire una disciplina della responsabilità che prevede la responsabilità degli amministratori delle amministrazioni partecipanti. Ciò vuol dire che nelle società partecipate la responsabilità delle decisioni imposte come socio unico o come socio di maggioranza dal sindaco, dal Presidente della Provincia o da qualsiasi altro amministratore pubblico, ricadranno su questi ultimi.
Tutti sappiamo che fino ad oggi si è verificato semplicemente l'opposto, per cui, approfittando delle forme privatistiche, gli amministratori pubblici andavano ad imporre le scelte, spostando il debito sulle società partecipate, così facendo clientela a livello di assunzioni e a livello di consulenze in queste stesse società.
Attuare questa delega vuol dire realizzare un'importante inversione di tendenza sulla prassi e sull'uso di meccanismi che hanno una loro potenzialità, ma vuol dire anche incidere su comportamenti e costumi politici, proprio nella logica di quello che è stato deciso poco prima dell'anticorruzione.
Non meno importante è l'articolo 15, sui servizi pubblici locali, in cui si ribadisce la funzione fondamentale che questi servizi svolgono e la loro finalizzazione alla soddisfazione dei bisogni della collettività in una chiara chiave di aggancio con l'uguaglianza sostanziale dell'articolo 3, in cui è prevista una disciplina generale dei servizi, l'eliminazione della esclusiva e i regimi premiali delle aggregazioni, oltre a regimi tariffari che prevedano che gli eventuali incrementi di produttività vengano destinati a ridurre l'aggravio dei servizi su imprese e cittadini.
Torno adesso sull'altro tema che attiene sempre alla riorganizzazione: mi riferisco al tema dei dipendenti pubblici. Ci sono due norme che riguardano questo aspetto: l'articolo 13 sul Testo unico sul lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione e l'articolo 10. Questi due articoli sono legati tra loro da un filo: è il filo che parte dalla considerazione che il luogo comune dei dipendenti pubblici fannulloni è, appunto, un luogo comune e che c'è una valorizzazione del personale pubblico da fare. Si tratta di una valorizzazione che non deve fare di ogni erba un fascio, né in positivo, né in negativo, e che, quindi, deve impedire che i bravi dipendenti pubblici vengano accusati di essere fannulloni, ma che non deve impedire che i fannulloni nella pubblica amministrazione portino il peso e le conseguenze del mancato adempimento delle loro funzioni. In questa chiave, ci sono delle norme generali, cioè quelle dell'articolo 13 del Testo unico, che vanno nel senso del miglioramento della qualità delle condizioni di espletamento dei concorsi che vengono accentrati e della ricerca di metodi di selezione che siano più adeguati alla ricerca delle professionalità e, quindi, alla valorizzazione dei cervelli, più che alla valorizzazione delle conoscenze puramente nozionistiche che vanno ad accentuare il tema della valutazione del merito dei dipendenti pubblici rispetto alle valutazioni formali che caratterizzano il sistema attuale.
C'è poi l'articolo 10 sulla dirigenza pubblica, che è sicuramente uno degli articoli che maggiormente ha accentrato l'attenzione dell'opinione pubblica. Da questo punto di vista, vorrei subito dire che il tema non è quello dei segretari comunali. Il tema dei segretari comunali lo abbiamo risolto con - credo - equilibrio, dimostrando che tutto è stato collocato nel contesto di una riforma più complessiva e che in quella logica anche i segretari comunali dovevano essere oggetto di riforma. Questa è però una riforma che colpisce, perché, nella logica di superare la crisi della pubblica amministrazione, si permette di pensare ad una dirigenza che muti completamente le sue condizioni, le sue radici, il contesto di operatività: non condizioni che vengono mutate per togliere garanzie, ma condizioni che vengono mutate per valorizzare la funzione e l'importanza della dirigenza; per consentire che la dirigenza possa esprimersi al meglio nella distinzione tra tecnica e politica e possa dare il suo contributo imprescindibile. Per questo non abbiamo però bisogno di burocrati che si consolidano in un posto e in quel posto rimangono, di burocrati che conoscono semplicemente una fetta e su quella fetta costruiscono la loro fortuna personale e magari anche la loro fetta di potere. Abbiamo bisogno di una dirigenza che, proprio perché professionale, sappia che il principio del concorso sul piano professionale, della necessità del costante aggiornamento, della necessità di mettersi sempre in discussione è il qualcosa che serve. Infatti, abbiamo bisogno di una dirigenza che possa rendere dinamica la nostra pubblica amministrazione e questa dirigenza è solo quella che sa di essere messa continuamente in discussione sul piano professionale, di doversi riguadagnare, tempo dopo tempo, la funzione, la collocazione ed il prestigio del ruolo e di doversi confrontare senza limiti di Ministero e di Istituzione, con tutti gli altri dirigenti pubblici, in un confronto che è quello della professionalità e del merito, che non è il confronto né delle correnti politiche, né delle correnti interne alle amministrazioni. È una sfida alla dignità e alla professionalità vera: quella professionalità che si gioca sulla capacità di esercitare le proprie funzioni tecniche e di esercitarle nel contesto di una deontologia vera.
C'è poi l'articolo 15-bis, che si collega a questo tema appena toccato. L'articolo 15-bis è quello che introduce una delega che consentirà al Governo di eliminare entro 90 giorni tutte quelle previsioni di decreti ministeriali e di regolamenti attuativi che hanno impedito l'entrata in vigore di tante normative.
Sappiamo dalla prassi che questi decreti ministeriali e questi regolamenti attuativi sono stati spesso, nell'uso distorto e nella strumentalizzazione di tali previsioni, lo strumento per impedire che leggi non gradite entrassero in vigore. Anche questa è una misura di forte e significativa incidenza su processi che bloccano il corretto rapporto tra il potere legislativo, il potere esecutivo e l'amministrazione tutta. Intendiamoci: credo che la riforma - vanno in questo senso le rassicurazioni che ha dato a più riprese il Presidente del Consiglio e che il Ministro condivide assolutamente - avrà bisogno di una delega per la riscrittura della legge fondamentale sull'attività amministrativa, ovvero il testo unico n. 241 del 1990, e avrà bisogno anche di una revisione del sistema dei controlli, di una ridefinizione del processo contabile e di aggredire il tema della semplificazione normativa. Non possiamo più pensare che, nell'ambito della riforma complessiva dello Stato italiano, non ci sia e non ci debba essere l'individuazione di un modo di legiferare, che dia ordine, certezza e conoscibilità immediata ai testi e alle loro modifiche. Si tratta di una questione che abbiamo perso l'opportunità di affrontare nel disegno di legge costituzionale, ma che va ripresa, perché è un segno di civiltà giuridica. Senza retorica: siamo la patria della civiltà giuridica e non possiamo avere la zavorra di un sistema legislativo inconoscibile ed elefantiaco, che, come si sa bene, è uno degli strumenti della corruzione. L'eccesso di legislazione incontrollata e non ordinata è ciò che garantisce al mondo della corruzione di trovare sempre un inganno nella legge. Occorre dunque semplificare e chiarire tale sistema, affinché tutte le responsabilità vengano chiarite e definite.
Detto questo, voglio aggiungere con forza un altro elemento: tutto si tiene e dunque la riforma della pubblica amministrazione - anche la migliore possibile - che ha sicuramente delle potenzialità forti, non sarà possibile se non ci sarà una riforma e un efficientamento complessivi del nostro sistema pubblico. Questo efficientamento complessivo, a mio modo di vedere, non può non partire da un efficientamento vero e deciso del sistema giudiziario italiano (Applausi del senatore Cuomo) sia esso civile, penale, amministrativo, tributario o contabile. Tutte le riforme della giustizia saranno senza futuro, sino a quando non partiremo dalla regola essenziale di fissare tempi certi, nella flessibilità intelligente della norma, per la definizione del giudizio. Esiste del resto un tempo certo per l'azione della pubblica amministrazione: perché non ci deve essere un tempo certo per l'azione giudiziaria? Ciò non incide né sull'indipendenza, né sull'autonomia, né sullo svolgimento della funzione, ma fa assumere a carico anche del sistema giudiziario - quindi degli avvocati, così come dei magistrati - il problema di non negare giustizia e di dare quindi una risposta vera, forte ed efficace.
Voglio fare un' ultima considerazione, con la pacatezza dovuta, ma anche con il dovuto senso di responsabilità, al termine di questa esperienza di relatore del provvedimento in esame, per certi versi davvero esaltante, anche se certamente senza megalomania, per quello che mi riguarda. Ho notato una grande resistenza al cambiamento e una difficoltà a capire che il cambiamento è interesse di tutti. Il cambiamento non va visto guardando al problema di ciò che ci viene tolto, ma deve costituire l'elemento forte, in una prospettiva generale, della tanto invocata missione che abbiamo verso le generazioni future. Occorre capire che dobbiamo assumerci tutti insieme il problema e l'onere del cambiamento, che dobbiamo accettare di metterci in discussione, non per fare piacere a questo o ad un altro Presidente del Consiglio, ma perché si tratta di un problema che, se lo vogliamo vedere, possiamo vedere e percepire tutti i giorni. Sappiamo quanto questo Paese abbia potenzialità per essere davvero un leader nel mondo.
Ma se non abbiamo la capacità di assumere la scommessa del cambiamento in termini non retorici, ma concreti, e di andare su questa strada tutti insieme, non riusciremo a sviluppare tutte queste potenzialità.
Voglio ringraziare il Ministro per la collaborazione. Abbiamo collaborato in un confronto molto aperto e dialettico, ma sempre profondamente costruttivo. Credo che il Parlamento giudicherà i risultati di questo confronto ma, con la consapevolezza dei limiti, credo che un certo lavoro sia stato svolto.
Voglio ringraziare la Presidente della Commissione affari costituzionali, cui devo l'opportunità di questa esperienza, il capogruppo, senatrice Lo Moro, e tutti i componenti della Commissione affari costituzionali e non me ne vorranno quelli degli altri partiti se prima di tutto ringrazierò i miei colleghi di partito, che mi sono stati amici e dei quali ho sentito il sostegno in tutto il percorso.
Naturalmente, voglio ringraziare anche lo staff della Commissione affari costituzionali e quello del Ministero della funzione pubblica, che ha collaborato profondamente allo sviluppo di questo lavoro non semplice. Con la mole degli emendamenti e del lavoro da svolgere erano necessari una diligenza, un'attenzione ed una professionalità che sono stati dimostrati dagli staff tecnici tanto della Commissione affari costituzionali quanto del Ministero della funzione pubblica. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

Angelica Saggese: salvaguardate funzioni apicali dei Segretari comunali (approvato in Commissione l'emendamento 10504/2)

"Sono soddisfatta dell'approvazione in commissione Affari Costituzionali dell'emendamento sui segretari comunali, riformulato in accordo col relatore Giorgio Pagliari. Rispetto alle difficili premesse, la modifica non solo prevede che gli attuali segretari entrino nel ruolo unico della dirigenza ma soprattutto l'obbligo, in tutti gli enti locali, di una figura apicale con funzioni di controllo di legalità e coordinamento dell'attività amministrativa. Si tratta di un ruolo delicato, tecnico e di grande responsabilità per garantire la correttezza e la legittimità degli atti della pubblica amministrazione. Sono convinta che il prosieguo dell'iter parlamentare potrà rafforzare l'equilibrio nel delicato passaggio tra il precedente ed il nuovo assetto dei segretari comunali e della dirigenza locale". Lo scrive in una nota la senatrice del Pd Angelica Saggese.
Gli esiti del dibattito in Commissione sono descritti nel successivo post La Commissione Affari Costituzionali approva con moltissimi dubbi l'abolizione della figura del Segretario comunale.
In argomento su questo blog, si vedano i precedenti post:

Documento del Coordinamento nazionale UNSCP sull’iter del ddl delega di riforma della PA

Il Coordinamento dei Territori dell’Unione Nazionale Segretari Comunali e Provinciali, in merito all’iter del disegno di legge delega di riforma della Pubblica Amministrazione, in premessa ribadisce le proprie posizioni, di contrarietà alla norma contenuta nel ddl di abolizione dei Segretari e di favore per una riforma, posizioni espresse fin dall’inizio. 

Una Organizzazione realmente attenta alle sorti della propria categoria in un momento di tale gravità e di fronte all’avanzamento di una così vasta riforma non può, tuttavia, e nemmeno deve limitarsi ad una sterile opposizione ad oltranza o alla mera riproposizione delle proprie proposte. In questa ottica il Coordinamento ha dunque valutato, con attenzione e profondo senso di responsabilità, le recenti novità emerse dal dibattito che nei giorni scorsi si è svolto in Commissione Affari Costituzionali, novità di cui hanno dato conto anche svariati Organi di Stampa.

Certamente, rispetto all’ordinamento attuale e anche alle garanzie che esso fornisce, restiamo di fronte a molti interrogativi, ai quali occorrerà dare risposte. 
E tuttavia il punto di fondo che ci pare debba essere colto è che, rispetto ad uno scenario che appariva chiuso e privo di ogni prospettiva per le migliaia di Segretari che hanno, finora, speso la propria professionalità negli enti locali - e che tale è sembrato rimanere fino a pochissimi giorni fa! – può aprirsi un percorso nuovo e diverso, nel quale si torna a considerare gli stessi Segretari come una risorsa da impiegare e le loro funzioni come un valore da assicurare e valorizzare nel nuovo modello di Pubblica Amministrazione Locale. 
Si tratta, in definitiva, di un segnale incoraggiante, che va colto senza cedere alla tentazione di ritenere che solo il precedente modello possa offrire un reale percorso di investimento professionale.
L’Unione, però, non può restare insensibile alle preoccupazioni che serpeggiano nella categoria, e deve farsene carico, assieme alle altre Organizzazioni Sindacali. Su questo piano, occorre valutare con attenzione due fatti: il primo è che siamo ancora all’inizio di un iter parlamentare, che quindi presenterà ulteriori occasioni di strutturazione affinché la riforma possa, alla fine, offrire soluzioni compiute agli interrogativi che emergono dalla lettura della ventilata ipotesi di nuova norma. Il secondo è che la previsione della fase transitoria dei tre anni testimonia l’attenzione e la volontà delle Istituzioni di approntare una riforma che non sia dirompente ma dia modo al nuovo sistema di assestarsi consentendo ai Segretari di inserirsi compiutamente in esso: è un fatto di grande rilevanza! Su queste basi, l’Unione si spenderà con ogni energia per dare risposte concrete a quelle preoccupazioni, per un modello che offra percorsi professionali non aleatori ma fondati su competenza e merito, anche in termini di mobilità verso altri ruoli e incarichi.
Il 15 Aprile, a Roma, si svolgerà una grande Assemblea Nazionale, aperta a tutti i Segretari, iscritti o no alle OOSS: quella Assemblea è di tutti i lavoratori, di tutta la categoria, senza alcuna distinzione, a prescindere da chi l’abbia convocata. 
E’ un grande momento di vita democratica della categoria, nel quale siamo certi che sapremo insieme assumere le decisioni più giuste, per essere protagonisti e non spettatori delle sfide che ci attendono.
                             Il Coordinamento dei Territori


Delega Madia, oggi il voto sulla dirigenza (e sui Segretari comunali)

Pubblicato dal quotidiano del Sole24Ore Enti Locali & PA l'articolo di Davide Colombo e Marco Rogari dal titolo Delega Madia, oggi il voto sulla dirigenza.
Nell'articolo si evidenzia il nodo della dirigenza: "Oggi l'ultimo confronto sull'articolo 10 del testo, che contiene la riforma della dirigenza pubblica, poi il disegno di legge sarà trasmesso all'Aula del Senato dove le votazioni dovrebbero iniziare subito dopo Pasqua. L'ultimo articolo da affrontare è anche il più caldo. Si tratta, come detto, della riforma della dirigenza, con la licenziabilità, la mobilità, il ruolo unico, il limite a tempi e rinnovi per gli incarichi, la doppia prova per l'accesso (concorso ed esame), il superamento degli automatismi di carriera, i tetti agli stipendi e il compromesso sui segretari comunali (eliminazione dopo una fase ponte di tre anni)".
Qui il link all'articolo integrale Delega Madia, oggi il voto sulla dirigenza.

Per i segretari del corso-concorso «Spes» via agli aumenti dal 2015

Arturo Bianco commenta oggi con un articolo dal titolo Per i segretari del corso-concorso «Spes» via agli aumenti dal 2015, pubblicato dal quotidiano del Sole24Ore Enti Locali & PA, la Circolare del Ministero Interno, Dipartimento degli Affari Interni e Territoriali, Albo Nazionale dei Segretari Comunali e Provinciali, n. 486 del 24.03.2015 avente ad oggetto "Segretari comunali - iscrizione fascia professionale "B". Trattamento economico. Integrazione".

martedì 31 marzo 2015

Nota della Segreteria Nazionale UNSCP: destituita di fondamento la nota del Ministero sulle convenzioni di segreteria

In relazione alla nota prot. 485-E (P) del 24 marzo 2015 a firma del Prefetto dott. Umberto Cimmino, l’Unione si è immediatamente attivata con lo Studio Legale di riferimento per verificare la possibilità di impugnare direttamente la circolare con un’azione che tuteli direttamente l’intera categoria e non renda, quindi, necessaria la presentazione di ricorsi individuali.

A brevissimo, lo Studio Legale fornirà le prime indicazioni a riguardo e, già entro questa settimana, renderemo note le azioni da porre in essere.
In ogni modo l’Unione dichiara completamente destituita di ogni fondamento e quindi inaccettabile la pretesa di annullare d’un tratto trenta, se non quaranta anni, di pacifica, uniforme, e mai contestata applicazione dell’istituto della convenzione, e ribadisce la completa, esaustiva e inoppugnabile ricostruzione normativa dell’istituto contenuta nella nota del 10 novembre 2014 sottoscritta dall’UNSCP unitamente alle Confederazioni Sindacali e alla DiCCAP, assieme alle quali si intende coltivare ogni azione di difesa e tutela degli istituti contrattuali vigenti.
Non si tratta di difendere privilegi, ma di riaffermare un semplice principio basilare dell’ordinamento: la certezza del diritto. 
                                                   La Segreteria Nazionale 

Ancora sulla disciplina dei diritti di rogito (Documento della segreteria Nazionale UNSCP)

In relazione al susseguirsi di quesiti da parte dei Comuni alla Corte dei Conti in merito alla corretta interpretazione della nuova disciplina dei diritti di rogito dettata dal D.L. 90/2014 (conv. con la L. 114/2014) è forse opportuno rifare il punto partendo dalla lettura dell’art. 10 nel testo riformulato con la legge di conversione. Il citato articolo 10, dopo aver definito la regola generale secondo la quale “Il provento annuale dei diritti di segreteria e' attribuito integralmente al comune o alla provincia” pone un’unica eccezione precisando che “negli enti locali privi di dipendenti con qualifica dirigenziale, e comunque a tutti i segretari comunali che non hanno qualifica dirigenziale, una quota del provento annuale spettante al comune … [a titolo di diritti di segreteria, ai sensi di legge… ] è attribuita al segretario comunale rogante, in misura non superiore a un quinto dello stipendio in godimento”. La nuova disciplina ha fatto insorgere diversi dubbi che si possono così riassumere: 
1) come si individuano i segretari cui spetta l’attribuzione della “quota” dei diritti di segreteria introitati dall’ente; 
2) come si quantifica la “quota” da attribuire; 
3) quali regole si applicano nel periodo intercorrente tra il decreto legge e la legge di conversione.
Qui la nota integrale della Segreteria Nazionale dell'Unione Nazionale Segretari Comunali e Provinciali, con la quale si tenta di rispondere ai dubbi emersi.
Comincia così il documento della Segreteria Nazionale UNSCP dal titolo Ancora sulla disciplina dei diritti di rogito.
Sui diritti di rogito dopo il DL 90/2014, conv. con L. 114/2014 si vedano i precedenti post:

Segretari comunali - iscrizione fascia professionale "B". Trattamento economico. Integrazione. (Circolare Ministero Interno n. 486 del 24.03.2015)

Il collega Francesco Nazzaro ha inviato la Circolare del Ministero Interno, Dipartimento degli Affari Interni e Territoriali, Albo Nazionale dei Segretari Comunali e Provinciali, n. 486 del 24.03.2015 avente ad oggetto "Segretari comunali - iscrizione fascia professionale "B". Trattamento economico. Integrazione".

Questo il testo della Circolare:

Come noto, il decreto legge 31 maggio 2010. n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010. n.122, ha stabilito che gli effetti delle progressioni di carriera del personale contrattualizzato, comunque denominate, disposte negli anni 2011 - 2013, si intendono limitati ai profili giuridici, con esclusione di quelli di ordine economico (articolo 9, comma 21, ultimo periodo).
L'efficacia della predetta disposizione è stata prorogata, fino al 31 dicembre 2014. con D.P.R. 4 settembre 2013. n.122.
A fronte delle citate previsioni e tenuto conto delle raccomandazioni espresse dall'Ufficio Centrale del Bilancio, con circolare n. 3391 del 22.10.2015 (che si allega), si è ritenuto, in attesa di acquisire le valutazioni richieste al Dipartimento della Funzione Pubblica, di sospendere ogni attribuzione relativa al trattamento dei segretari comunali che hanno conseguito l'abilitazione a seguito del superamento dei corsi di specializzazione di cui all'articolo 14. comma 1. del D.P.R n.465/1997 (corsi ed. "Spes").
Tanto premesso, si osserva come, a decorrere dal 1 gennaio 2015. non siano più efficaci le disposizioni di cui all'articolo 9, comma 21, ultimo periodo, del decreto legge 31 maggio 2010, n.78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n.122, come prorogate con D.P.R. 4 settembre 2013, n.122.
Per l'effetto, a decorrere dal 1 gennaio 2015 risultano superate le limitazioni che impedivano l'erogazione del trattamento economico contrattualmente stabilito per la fascia professionale "B" nei confronti dei segretari, idonei ai corsi "Spe.S", che abbiano acquisito la titolarità presso comuni corrispondenti a tale fascia.
Per il periodo antecedente al 1 gennaio 2015 - in forza di quanto rappresentato dal Dipartimento della Funzione pubblica con nota n. n.0060480 del 28 ottobre 2014 nonché dal Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato con nota n. 13748 del 24/02/2015 - si è portati a ritenere, invece, che la normativa in argomento comporti la cristallizzazione del trattamento tabellare dei segretari comunali che. a seguito del superamento del corso "Spe.S" abbiano conseguito la titolarità presso comuni iscritti nella fascia "B". In tali casi, pertanto, il conseguimento di funzioni diverse durante il periodo di vigenza del blocco stipendiale risulterà remunerabile esclusivamente mediante quelle componenti della retribuzione legate all'incarico, quali retribuzione di posizione e retribuzione di risultato.
Il trattamento economico, invece, resta - in ogni caso - collegato al comune in cui viene prestato servizio con riferimento a quei segretari che, a seguito del superamento del corso "Spe.S", non abbiano ancora conseguito la titolarità in comuni corrispondenti alla fascia professionale "B". stante quanto rappresentato nei sopra richiamati pareri.
Si prega di assicurare la diffusione alle amministrazioni locali.
Qui il link alla circolare n. 486 del 24.03.2015.
In argomento si veda anche il successivo post Per i segretari del corso-concorso «Spes» via agli aumenti dal 2015.

La mobilità nel pubblico impiego

E’ stato registrato dalla Corte dei Conti lo scorso 11 marzo il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di definizione dei criteri di utilizzo e modalità di gestione delle risorse del fondo destinato al miglioramento dell'allocazione del personale presso le pubbliche amministrazioni ai sensi dell'articolo 30, comma 2.3, del d.lgs. 165/2001. Esso detta le regole per la distribuzione delle risorse per il finanziamento della mobilità volontaria. Occorre in premessa ricordare che solo alcune fattispecie di mobilità sono finanziate con specifici fondi. 

La Funzione Pubblica ha inoltre stabilito che entro il 13 aprile tutte le PA devono trasmettere in modalità telematica le informazioni sui posti disponibili per la sistemazione del personale degli enti di area vasta che sarà collocato in mobilità.
E' questo l'inizio dell'articolo di Arturo Bianco dal titolo La mobilità nel pubblico impiego.

I compensi per gli uffici tecnici

Il tetto individuale ai compensi al personale degli uffici tecnici, per come modificato dal DL n. 90/2014, si applica ai pagamenti per attività svolte successivamente al mese di agosto del 2014, cioè dalla data di entrata in vigore della legge di conversione. Possono essere così sintetizzate le principali indicazioni contenute nella deliberazione n. 11 del 24 marzo della sezione autonomie della Corte dei Conti.
Con questa delibera viene superato il contrasto interpretativo emerso tra gli orientamenti della Sezione regionale di controllo per la Lombardia (cfr. delibera n. 300/2014) e quella adottata dalla Sezione regionale di controllo per l’Emilia Romagna (cfr. delibera n. 183/2014). Per la prima, si deve ritenere che “la cesura fra la vecchia e la nuova normativa trovi applicazione solo con riferimento alle attività poste in essere successivamente all’entrata in vigore del d.l n.90/2014”. Per cui il taglio si applica anche alle attività svolte in precedenza e non ancora liquidate. L’altra tesi, fatta propria anche dalla sezione regionale di controllo della Liguria, che ha rimesso il contrasto alla sezione autonomie, sostiene che “l’obbligo di non superare l’importo del 50 per cento del trattamento economico complessivo annuo lordo sia applicabile solo per il pagamento degli incentivi riferiti ad attività tecnico-professionali espletate da dipendenti dopo il 19 agosto 2014”, cioè la data di entrata in vigore della legge di conversione. In questa direzione viene richiamata la deliberazione della sezione autonomie n. 7/2009: “il diritto al compenso nasce nel momento del compimento dell’attività di progettazione e eventuali disposizioni riduttive, successivamente intervenute, non hanno alcuna efficacia retroattiva, poiché la misura dell’incentivo spettante deve calcolarsi in base alla normativa vigente al momento del compimento delle specifiche attività”. Per la sezione della Basilicata, delibera n. 3/2015, le nuove regole si applicano non dal “momento in cui l’attività incentivata viene compiuta e neppure nel momento in cui la prestazione resa viene remunerata, bensì nel momento in cui l’opera o il lavoro sono approvati ed inseriti nei documenti di programmazione vigenti nell’esercizio di riferimento”.
Inizia così l'articolo di Arturo Bianco dal titolo I compensi per gli uffici tecnici.

Sulla nuova disciplina degli incentivi ai tecnici, già pubblicati su questo blog:

Lutto per il collega Angelo Scimè

Nella serata di ieri ho appreso della scomparsa della mamma del collega Angelo Scimè, Segretario Generale del Comune di Frosinone.
A nome mio personale e di tutti i colleghi della Regione Lazio esprimo ad Angelo sentite condoglianze per la grave perdita.

lunedì 30 marzo 2015

Caro Claudio Ti scrivo (pensieri in risposa al collega Rossi)

Ieri sera alcuni dei miei amici colleghi mi informavano che Claudio Rossi, aveva scritto alcune considerazioni sul mio precedente post Se volessimo vedere il bicchiere mezzo pieno? Riflessioni di un segretario artigiano sull'emendamento Saggese. L'informazione da parte dei colleghi è necessaria in queste circostanze, perché sono indietro con il social più moderno e frequentato (una collega mi ha recentemente definito senza mezzi termini "antico"). Il titolo delle sue riflessioni è  Insomma, il bicchiere è mezzo pieno o tutto vuoto?
Parto da un ringraziamento per il collega Claudio. Nel post, che sinceramente non pensavo creasse tutta questa attenzione da parte dei colleghi, che ringrazio per le parole di apprezzamento che mi hanno inviato ieri, ho dimenticato di scrivere una cosa; Claudio mi sembra che l'abbia data per scontata e di questo lo ringrazio. Nel blog da circa un anno sto scrivendo della mia assoluta contrarietà alla folle idea di abolire i Segretari comunali. Basta guardare i post nella sezione DDL 1577 o, per un breve riassunto, il post Tutti contrari all'abolizione dei Segretari comunali: ma il Governo se ne è accorto? 
La realtà, però, oggi impone la riflessione che ho fatto ieri sull'emendamento Saggese, perché a mio avviso non esiste alcuna reale possibilità politica che la norma sull'abolizione venga stralciata, per espressa posizione irremovibile del Governo. Questa è la mia sensazione, sulla base di informazioni in mio possesso; se sbaglio, caro Claudio, ti pago una cena. 
E' possibile per la nostra categoria opporsi al Governo? Abbiamo la forza di opporci ad un Governo che ha approvato norme contro i magistrati e contro addirittura le posizioni di sindacati di categorie numerosissime (mi riferisco al Jobs Act)? Io penso che sia assolutamente non ipotizzabile, che una categoria di circa 3.500 lavoratori, sparsi in tutta Italia, riesca dove non è riuscita ad esempio la FIOM!
Da fastidio, ma occorre prendere atto di questo, almeno in questa fase politica, che non è detto sia la stessa quando il provvedimento sarà esaminato dalla Camera. Non diciamo, poi, che ci sono Senatori contrari all'abolizione che potrebbero cambiare l'esito. I Senatori, ricordiamolo, sono stati chiusi in Senato, per volontà del Presidente del Consiglio, giorno e notte per votare la loro abolizione (e lo hanno fatto).
Il punto quindi oggi è fare nostre valutazioni tra il testo iniziale del DDL e l'emendamento Saggese: io per le ragioni che ho scritto ieri sono senza se e senza ma per l'emendamento Saggese. Emendamento che ha, oltre ai vantaggi evidenziati nel post di ieri, altri vantaggi che mi sono venuti in mente leggendo le Tue considerazioni.
L'emendamento Saggese, dopo aver sancito l'obbligatorietà del Dirigente apicale, consente di avere un regime transitorio per le nomine riservate agli "ex Segretari comunali". So benissimo che l'emendamento parla di periodo non superiore a 3 anni, così l'hanno scritto, ma penso che sia difficile ipotizzare che in sede di decreti legislativi il termine sarà inferiore (per carità, può essere, ma io nel mio post ho parlato di opportunità derivanti dall'emendamento sulle quali lavorare e non di risoluzione definitiva delle questioni). 
Siamo ottimisti: in questo periodo di 3 anni nei quali i dirigenti apicali potranno essere solo ex Segretari cosa accadrà?
Il sistema, giova ricordarlo, prevede che tutti i Dirigenti attualmente in servizio perderanno il loro rapporto di lavoro a tempo indeterminato con l'Amministrazione con la quale hanno vinto il concorso e verranno inseriti in questi ruoli presso la Presidenza del Consiglio. Inseriti in questi ruoli, gestiti da una Commissione, dovranno poi essere nominati dai politici. Pensate che nel mondo della Dirigenza siano tutti considerati indispensabili dai Sindaci? Ecco che verranno a verificarsi ipotesi di non conferma, di non nomina, ecc. Tutte cose oggi sperimentate soltanto dai Segretari comunali. Se la mia previsione fosse giusta cosa si verificherebbe? Proviamo ad immaginare:
1. Il Dirigente del Comune X, che ha vinto un concorso in quel comune, si troverà senza incarico. Subirà in silenzio. A mio avviso comincerà una serie di ricorsi che approderanno innanzi alla Corte Costituzionale che difficilmente potrà ritenere conforme alla Costituzione questa riforma;
2. Lo stesso Dirigente dovrà inoltre nel periodo di carenza di incarico essere pagato, seppur in forma ridotta, come abbiamo visto ieri. Chi lo paga? Cioè la spesa chi la sostiene? Caro Claudio secondo Te è un sistema che può sostenere Dirigenti (compresi gli ex Segretari) senza incarico?
3. Coloro che gestiranno i ruoli della dirigenza non potranno non avere poteri sostitutivi affinché i posti dirigenziali siano tutti occupati, pena il collasso del sistema ed il forte incremento della spesa pubblica (cosa che oggi sicuramente non possiamo sostenere).
Mentre tutto ciò accadrà per i Dirigenti, che non hanno alcun regime transitorio per i loro incarichi, gli ex Segretari potranno assistere ed aspettare gli eventi con la garanzia di un incarico. Secondo me, infatti, la Tua visione del peggioramento delle cose in merito alle mancate nomine, fenomeno che purtroppo oggi esiste, troverà un freno dal nuovo sistema, che ribadisco non può a mio avviso tollerare per ragioni economiche dirigenti senza incarico.
4. I Sindaci si accorgeranno che a volte potranno arrivare in Comune e trovare un Dirigente, anche apicale, nominato dal precedente Sindaco e doverselo tenere per un periodo anche di 2 anni (non c'è corrispondenza, infatti, come scritto ieri tra incarico dirigenziale e mandato del Sindaco). In  più potranno essere chiamati a scegliere tra una rosa di nomi (e se non c'è il Dirigente che volevano chiamare) e i loro atti potranno essere oggetto da parte della Commissione a valutazione.
La riforma Madia per ragioni di compatibilità costituzionale  ed economica non potrà fare lunga strada; inoltre, sarà una riforma che non piacerà ai politici (quando se ne accorgeranno...). Nel periodo che esploderanno tutte le contraddizioni della riforma gli ex Segretari (unici) avranno una riserva di 3 anni per l'incarico. 
Il DDL 1577 nel testo originario il bicchiere lo rompeva (ed anche in testa ai Segretari); con l'emendamento Saggese il bicchiere è lì, vuoto o mezzo pieno, lavoriamo uniti per farlo essere completamente pieno. 
Mi piacerebbe scrivere ancora rispetto a molti interessanti spunti della Tua riflessione, ma è ora di iniziare la giornata da padre e da Segretario comunale.
Spero di poterti offrire la cena.
Buona giornata.
Amedeo

domenica 29 marzo 2015

Segretari comunali riuniti a Caserta: si alla riforma, no all'abolizione

No all’abolizione, sì ad una riforma condivisa che possa ripensare e valorizzare la figura del segretario comunale quale posizione di vertice dell’ente locale. Con queste parole d’ordine, ed anche in vista dell’assemblea unitaria nazionale che si terrà a Roma il prossimo 15 aprile, si è svolta venerdì al Belvedere di San Leucio di Caserta l’Assemblea Regionale dell’Unione dei Segretari Comunali e Provinciali della Campania. Ad introdurre i lavori, che ha visto la partecipazione di numerosi colleghi provenienti dall’intera regione, nonché una delegazione di giovani CoaV, è stato il segretario regionale Andrea Ciccone che ha ripercorso il lavoro dell’organizzazione sindacale dall’aprile scorso, quando il governo ha annunciato i contenuti della riforma della Pa, alle ultime novità relative ai lavori della commissione Affari Costituzionali del Senato. Ciccone ha ribadito la necessità che la categoria, in maniera compatta, si confronti con la politica e i rappresentanti istituzionali affinché, ribadita la contrarietà ad ogni ipotesi abolizionista, la riforma della Pa diventi invece occasione perché il patrimonio di professionalità costituito dai Segretari possa essere utile al sistema delle Autonomie, all’interno di un nuovo scenario organizzativo e istituzionale capace di dare autorevolezza e affidabilità all’azione dell’ente locale e alla sua dirigenza. A portare i saluti della città, il sindaco di Caserta Pio Del Gaudio. Il primo cittadino del capoluogo, che ha già rappresentato le istanze della categoria in sede Anci, di cui è componente del direttivo nazionale, ha confermato la sua vicinanza ed il suo sostegno “affinché sia ribadita in ogni sede politica che la figura del segretario comunale è fondamentale e irrinunciabile in ogni ente locale e che la riforma della Pa – ha sottolineato Pio Del Gaudio - non potrà che prendere atto che i sindaci e gli amministratori locali non hanno alcuna intenzione di rinunciare all’insostituibile supporto di conoscenze e competenze che la lunga e complessa formazione professionale di tali profili garantisce per il buon funzionamento dell’ente locale”.