"Servono ancora i Segretari nei Comuni? ed ancora: ha sempre senso parlare di una figura di Segretario Comunale distinta da quella di Dirigente?
Nel dibattito sviluppatosi sull’abolizione (o riforma?) dei Segretari Comunali, all’interno della più ampia riforma della dirigenza della Pubblica Amministrazione, non viene mai posto sufficientemente in luce un aspetto che ritengo, invece, assolutamente prioritario rispetto a qualunque ipotesi di soluzione: l’esigenza e l’interesse del Comune.
Perché è necessaria, nell’Amministrazione Locale, una figura specifica distinta dalla dirigenza? E perché soltanto nei Comuni?
A ben vedere, la specificità non è una caratteristica solo dei Segretari, quanto, piuttosto, dei Comuni e, conseguentemente, dei Segretari Comunali.
Il Comune non può essere paragonato, tout-court, alle altre pubbliche amministrazioni. Con il massimo rispetto per le altre P.A., il Comune non può essere confuso con altre istituzioni decentrate, nazionali o regionali (non a caso è una delle poche istituzioni ancora percepite in termini positivi dalla gente).
I Comuni costituiscono la trama connettiva sulla quale si innesta tutto l’ordinamento pubblico. E’ l’unica realtà istituzionale di base in cui si attua l’esercizio reale della democrazia, della partecipazione popolare, nella quale trova espressione la dialettica politico-istituzionale.
E’, infatti, l’unico ente di gestione amministrativa che, oltre ad avere un contatto diretto ed immediato con la gente, ha organi di governo liberamente eletti dai cittadini ed ha nel massimo organo (Consiglio Comunale) istituzionalmente presenti componenti politiche diverse: maggioranza ed opposizione.
In tale contesto il Segretario Comunale non esercita esclusivamente funzioni di direzione (funzioni per lo più aggiuntive ed occasionali), ma è posto in posizione apicale, coordina la dirigenza locale e svolge un ruolo di raccordo complessivo tra sfera politica ed amministrativa. Solo in tal modo può assicurare il ruolo essenziale di garanzia complessiva. Garanzia per l’intero ordinamento, per i cittadini, per le forze di maggioranza e per quelle di opposizione. Nessun altro ruolo, se non quello di vertice apicale della struttura, potrebbe assicurare tale funzione.
Ma la posizione apicale non è l’unica condizione per svolgere tale ruolo: è indispensabile anche che la provenienza di tale figura sia esterna (rispetto alle problematiche locali), con provenienza da un bacino di soggetti che svolgono esclusivamente tale funzione. Sono questi requisiti imprescindibili per svolgere una funzione di garanzia complessiva, richiesta dalla assoluta specificità del contesto amministrativo.
Il Segretario non è un alieno catapultato improvvisamente nella realtà dell’ente locale (tra l’altro è scelto dal Sindaco); vive ed è parte di tale realtà, ne condivide i bisogni, le aspirazioni, ma la sua provenienza dall’esterno (e fuori dalle parti) gli consente di assolvere a quella funzione di garanzia indispensabile per tutte le componenti della realtà locale.
Tale funzione non può, quindi, essere fungibile con quella svolta da qualunque dirigente, indipendentemente dalla professionalità del medesimo. I Segretari non sono né peggio né meglio degli altri dirigenti, assolvono ad una funzione diversa in una particolare realtà.
Ciò non vuol significare assoluta preclusione all’inserimento di quote di apporti professionali di provenienza esterna all’albo (o ruolo o sezione o come sarà definito tale specifico bacino), purché il tutto avvenga esclusivamente tramite pubbliche selezioni.
Se questa è la funzione principale che connota, e deve continuare a connotare, il Segretario Comunale (o comunque lo si voglia ridefinire), non si comprende come sia possibile pensare ad una figura valida solo per i comuni di minore dimensione (< 100.000, < 50.000 o addirittura < 25.000?) Perché si vuole trasformare il Segretario Comunale in un Segretario di campagna? Le esigenze di garanzia complessiva non devono essere assicurate nelle città di maggiori dimensioni?
E’ di tutta evidenza che l’attività è esercitata in maniera diversa al variare della dimensione dell’ente, ma la funzione di garanzia complessiva non può che restare immutata.
Se la riforma non dovesse corrispondere a tali linee di indirizzo, sarebbero in molti a dolersene; oltre a tanti Segretari che, nonostante tutto, continuano a svolgere con passione questa difficile professione, il danno maggiore lo subirebbero i Comuni, i Sindaci e l’intero ordinamento".
Adriano Marini