No War - Palazzo Savelli sede del Comune di Rocca Priora (Roma)

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giovedì 1 dicembre 2016

Arriva anche la sesta sentenza favorevole su sei: spettano i diritti di rogito ai segretari in servizio in enti privi di dirigenti

Con sentenza n. 1486 del 25.11.2016, anche il Tribunale di Brescia ha riconosciuto i diritti di rogito ai Segretari Comunali che operano in enti privi di dirigenti, indipendentemente dal loro inquadramento professionale.

Tale decisione si fonda, pure essa, sulla valorizzazione della chiara formulazione letterale del disposto normativo di cui all’art. 10, comma 2bis, legge 114/2014, escludendo “interpretazioni diverse, fondate sulla finalità in ipotesi perseguita dal legislatore” e riguardante le “esigenze di maggiori entrate degli enti”.

Intervista alla Madia: "Così daremo più ai poveri e meno a chi già guadagna e' l'accordo di Robin Hood"

Pubblicata sul quotidiano Repubblica un'intervista al Ministro Madia in merito all'accordo raggiunto ieri tra governo e sindacati relativo al rinnovo dei contratti pubblici dal titolo "Così daremo più ai poveri e meno a chi già guadagna e' l'accordo di Robin Hood".

Agli statali 85 euro in più in busta paga

In merito all'accordo chiuso tra i sindacati e il governo sul contratto della Pubblica amministrazione, dopo una giornata di confronto a Palazzo Vidoni pubblicato oggi sul Sole 24 Ore un articolo di Giorgio Pogliotti e Gianni Trovati dal titolo Un accordo da 5 miliardi per 2,8 milioni di dipendenti.

Un accordo da 5 miliardi per 2,8 milioni di dipendenti

In merito all'accordo chiuso tra i sindacati e il governo sul contratto della Pubblica amministrazione, dopo una giornata di confronto a Palazzo Vidoni pubblicato oggi sul Sole 24 Ore un articolo di Gianni Trovati dal titolo Un accordo da 5 miliardi per 2,8 milioni di dipendenti.

Pubblico impiego. Entro febbraio il testo unico per valorizzare la produttività. L’obiettivo: superare l’abitudine dei premi dati «a pioggia» e usati come parte aggiuntiva dello stipendio

Le «tre fasce» sono state una delle bandiere dell’ultima riforma della Pubblica amministrazione, quella del 2009 targata Brunetta. Avrebbero imposto di dividere i dipendenti di ogni ente, con l’eccezione di quelli più piccoli, appunto in tre gruppi: i migliori, i mediani e i peggiori. Ai primi sarebbe andato il 50% dei soldi che i «fondi decentrati» (che finanziano il salario accessorio) dedicano alla produttività, ai secondi sarebbe andato l’altro 50% per lasciare a zero i premi per il terzo gruppo.
Il meccanismo ha riempito dibattiti, libri e convegni, ma sarebbe dovuto entrare in vigore al primo rinnovo contrattuale. Qualche mese dopo l’entrata in vigore della riforma, il primo dei tanti decreti anti-crisi ha congelato contratti e buste paga. E il meccanismo è rimasto nel cassetto.

mercoledì 30 novembre 2016

Il testo dell'accordo governo sindacati sul rinnovo dei contratti pubblici

In un precedente post abbiamo dato notizia che è stato chiuso oggi l'accordo tra i sindacati e il governo sul contratto della Pubblica amministrazione, dopo una giornata di confronto a Palazzo Vidoni.

Le proposte di modifica allo schema di Statuto della Città metropolitana di Reggio Calabria predisposte dell'UNSCP

Con una nota inviata al Sindaco della città Metropolitana, l'UNSCP Calabria ha voluto contribuire alla raccolta di osservazioni e proposte di modifica sulla prima stesura dello Statuto della Città metropolitana di Reggio Calabria, iniziativa avviata con deliberazione del Consiglio metropolitano n° 4 del 25 ottobre u.s. e successivi avvisi pubblici.

Contratto statali, chiuso l'accordo con i sindacati

Chiuso l'accordo tra i sindacati e il governo sul contratto della Pubblica amministrazione, dopo una giornata di confronto a Palazzo Vidoni. Il contratto del pubblico impiego era bloccato da sette anni. Al tavolo erano presenti il ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, i leader di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, e i rappresentanti delle categorie. Tutti hanno firmato.

Pa: Accordo governo sindacati su contratti

Roma, 30 novembre – Cgil, Cisl e Uil, con le rispettive categorie di settore, e il Governo hanno condiviso le linee guida che dovranno sovrintendere l’apertura delle trattative per il rinnovo dei contratti di lavoro nelle pubbliche amministrazioni.

Dopo sette anni di blocco della contrattazione si interviene correggendo le norme introdotte dalla legge Brunetta e dalla buona scuola che limitavano la contrattazione ridandole ruolo e titolarità.
Si ripristina un sistema di relazioni sindacali in tutti i settori basato sulla partecipazione di lavoratori e sindacati all’organizzazione e alle condizioni di lavoro, alla valorizzazione professionale, che supera la pratica degli atti unilaterali.

Niente diritti di rogito ai segretari degli enti con dirigenza

Ai segretari comunali di enti con dirigenti non spettano i diritti di rogito. Lo ha deciso il Tribunale di Bergamo, con la sentenza n. 762/2016. Il contenzioso nasce dalla mancata liquidazione dei diritti di rogito al segretario di un ente capoluogo di provincia con dirigenza. La richiesta, apparentemente ardita, era fondata sulla «riserva di contrattazione collettiva» in materia di trattamento economico e sull'ultrattività del contratto collettivo nazionale rispetto all'articolo 10 del Dl 90/2014. La sentenza taglia corto ricordando che la riforma Brunetta (Dlgs 150/2009) ha ri-consegnato al legislatore la materia del lavoro pubblico «regolandone in maniera inderogabile gli aspetti più rilevanti» e mettendo in secondo piano il ruolo della contrattazione. La sentenza è chiara: ne deriva un nuovo ruolo del legislatore nazionale che disciplinerà a livello centrale gli aspetti salienti del rapporto di lavoro, con la conseguente riduzione dell'autonomia contrattuale delle parti. Il principio giuridico è sancito dall'articolo 2 del Dlgs 165/2001 secondo il quale gli accordi e i contratti collettivi possono derogare dalla legge solo a fronte di una espressa previsione in tal senso. Eventuali previsioni contrattuali difformi sono nulle e immediatamente sostituite.

Le Confederazioni incontrano la Funzione Pubblica: nessuna apertura concreta sulla finanziaria e contratti, certificata la decadenza definitiva del Decreto sulla Dirigenza Pubblica

"Non ci sono risorse per i contratti e il Governo vuole procedere, per sua stessa ammissione, alla 'Robin Hood': con un modello a piramide rovesciata dando di più a chi ha di meno". Così, in coro, i sindacati dei dirigenti della P.A., dopo l'incontro al ministero della Pubblica Amministrazione del 28 novembre. 

La riforma della dirigenza dopo il parere del CdS e la sentenza della Corte

Riportato sul sito dell'Associazione Vighenzi un articolo di Antonio Vetro (Presidente on. Corte dei conti) tratto da Lexitalia.it dal titolo La riforma della dirigenza dopo il parere del CdS e la sentenza della Corte.

martedì 29 novembre 2016

Riforma Pa e Consulta: il Governo se l’è cercata. Da tutta questa vicenda rimane l'amarezza per il degrado della tecnica legislativa

Un pasticcio simile non si era veramente mai visto. Gli effetti della sentenza n. 251 del 25 novembre della Corte Costituzionale vanno ben oltre il dato giuridico perché coinvolgono tutta l'attività del Governo in carica che sulla legge delega 124 aveva fondato le principali linee di intervento della propria attività.

Va ricordato in tal senso che il Ddl 1577 venne approvato dal Consiglio dei Ministri nel lontano 10 luglio 2014 ed era il secondo importante step (il primo era stato il decreto-legge 90 del mese prima) di quella che veniva chiamata – impropriamente – riforma della Pubblica amministrazione e che era stata disegnata appena dopo l'insediamento di febbraio mediante la famosa lettera aperta in 44 punti ai pubblici dipendenti. A due anni e mezzo dall'inizio del percorso la cosiddetta Riforma Madia è del tutto incompleta e probabilmente a rischio nel suo insieme. Infatti, con la bocciatura della Corte, si perde non solo un enorme lasso di tempo ma la stessa credibilità del Governo e la sua affidabilità tecnica nello scrivere le disposizioni legislative sono ai valori minimi. E non c'entra nulla prendersela con la “burocrazia opprimente” perché in questo caso specifico il conflitto è tutto politico e attiene ai rapporti tra lo Stato e le Regioni - il Veneto in particolare – che sono stati del tutto sottovalutati dagli organi governativi.

L'UNSCP chiede al Ministero dell'Interno l'urgente apertura di un tavolo tecnico per il ripristino della corretta disciplina delle convenzioni di segreteria

Con una nota inviata al Ministero dell'Interno, l’UNSCP (Unione Nazionale Segretari Comunali e Provinciali) "nel richiamare la propria nota in materia di corretta applicazione della disciplina delle convenzioni di segreteria e ribadire l’infondatezza della Circolare del Ministero dell’Interno prot. n. 485-E (P) del 24 marzo 2015 avente ad oggetto: “Convenzioni per l’ufficio di segreteria”, rileva che le recenti sentenze emesse in materia dai Giudici del lavoro riconoscono la piena fondatezza delle posizioni assunte dall’Unione insieme alle altre OO.SS. In particolare le sentenze ribadisco «che la retribuzione di posizione spettante al ricorrente, quale segretario dei comuni in convenzione convenuti, debba essere determinata in rapporto al totale della popolazione residente negli stessi, previa disapplicazione della nota prot. 76063 del 29.9.2014 del dipartimento della Ragioneria di Stato del Mef, della circolare del ministero dell'Interno prot. N. 485 – E – (P) del 24.3.2015 e del decreto n. 84 del 17.4.2015 della prefettura di Milano» (così il Giudice del Lavoro del Tribunale di Como con la sentenza n. 203/2016 del 23 settembre). 

Il piano nazionale anticorruzione

Le amministrazioni locali, al pari di tutte le altre pubbliche amministrazioni, devono dare applicazione alle indicazioni dettate dal nuovo piano nazionale anticorruzione; il che determina la necessità di tenere adeguatamente conto dei suoi principi di fondo nella redazione del prossimo piano annuale e triennale per la prevenzione della corruzione. 
Siamo in presenza di indicazioni che hanno un grandissimo rilievo ed impongono a tutti i soggetti pubblici l’adeguamento alle prescrizioni innovative dettate nel Piano Nazionale Anticorruzione. Adeguamenti che devono essere realizzati a costo zero per le amministrazioni e che determinano ovvero, nel caso della nuova versione del diritto di accesso, possono provocare un rilevante aumento degli oneri organizzativi in capo alle singole amministrazioni.
Con la delibera n. 831 dello scorso 3 agosto l’Anac ha approvato il nuovo Piano Nazionale Anticorruzione 2016. Si deve subito sottolineare che il documento innova in modo radicale i contenuti essenziali dei precedenti documenti aventi lo stesso oggetto.

Il no della Consulta alla Riforma Madia non blocca il Testo unico sulle partecipate

La sentenza n. 251/16 della Corte costituzionale sulla legge Madia ha - per il momento - effetti più politici che pratici. Una sentenza che aveva un esito non scontato, a dire la verità, come dimostra il fatto che solo la Regione Veneto aveva proceduto a fare ricorso alla Corte, a differenza di altri casi in cui Regioni di ogni orientamento politico si erano mosse a tutela delle proprie competenze. La Regione Veneto, comunque, ha ottenuto soddisfazione ed oggi il tema è di comprendere quali siano le conseguenze di questa decisione.

Dopo lo stop della Consulta alla riforma PA usciamo dall’angolo

L’ormai celebre sentenza numero 251 della Corte Costituzionale è arrivata come uno tsunami a travolgere parti importanti della fase attuativa della riforma della pubblica amministrazione varata lo scorso anno dal Governo, incidendo, in particolare, sull’emanando decreto sulla dirigenza pubblica, entrato in Consiglio dei Ministri lo scorso 24 novembre. Il fatto è noto: la Corte ha accolto il ricorso della Regione Veneto con cui si chiedeva in luogo di un mero parere delle regioni sulle norme di riforma una vera e propria intesa. Che succede ora?

domenica 27 novembre 2016

Aggiornamento: Rassegna stampa sulla sentenza della Corte Costituzionale che ha bloccato la riforma della dirigenza pubblica

Qui una rassegna stampa sulla sentenza della Corte Costituzionale n. 251/2016 che ha bloccato la riforma della dirigenza:

27 Novembre


26 Novembre

Sulla sentenza su questo blog si vedano i precedenti post:

Riforma Madia, tre decreti da rifare: partecipate, dirigenti e "fannulloni"

Pubblicato in merito alla storica sentenza della Corte Costituzionale n. 251/2016 sul Sole 24 Ore un articolo di Gianni Trovati dal titolo Riforma Madia, tre decreti da rifare: partecipate, dirigenti e "fannulloni".

Madia e la sentenza della Consulta: "Statali, senza riforma aumenti più difficili"

Pubblicato in merito alla storica sentenza della Corte Costituzionale n. 251/2016 sul Corriere della Sera un'intervista al Ministro Madia contenuta in un articolo di Enrico Marro dal titolo "Statali, senza riforma aumenti più difficili".

Disastro Madia, pressioni sul Colle e liti nel Governo

Pubblicato in merito alla storica sentenza della Corte Costituzionale n. 251/2016 sul Fatto quotidiano un articolo di Gianluca Roselli dal titolo Disastro Madia, pressioni sul Colle e liti nel Governo.

Statali, dopo la Consulta il Governo rinuncia alla riforma dei dirigenti

Pubblicato in merito alla storica sentenza della Corte Costituzionale n. 251/2016 sul Messaggero un articolo dal titolo Statali, dopo la Consulta il Governo rinuncia alla riforma dei dirigenti.

Da Rottamatore a Penelope in dieci giorni?

E' domenica e sapete che ogni tanto mi diletto a scrivere qualche "editoriale". Oggi l'occasione è troppo ghiotta e ho fatto le riflessioni che seguono.

Si è presentato agli italiani come il rottamatore. Il suo obiettivo dichiarato è rottamare tutto quello che a suo modo di vedere blocca il paese. Due i pilastri su cui si è fondata l'azione di governo: riforma costituzionale e riforma della pubblica amministrazione. Il caso vuole che nel giro di 10 giorni tutto il lavoro fatto dal Governo in questi ambiti sia soggetto a verifica: da parte degli italiani il 4 dicembre per quel che riguarda la riforma costituzionale e dalla Corte Costituzionale (non dal veto della Regione Veneto!) per quel che riguarda la riforma della pubblica amministrazione. 

Con la sentenza della Corte n. 251/2016 ben 6 decreti della Madia vengono giù come birilli. Con la Costituzione modificata la sentenza sarebbe stata UGUALE

UGUALE! Si la sentenza della Corte, con ogni probabilità, sarebbe stata la stessa anche applicando le regole contenute nella riforma Costituzionale oggetto del referendum di domenica prossima.

"Con la nuova Costituzione tutto questo non sarebbe successo? Il premier Renzi ne è convinto. Non tutti però la pensano così. «Il nuovo articolo 117 elimina le materie concorrenti, ma non quelle residuali», spiega Luciani. Se il 4 dicembre vincesse il sì, avremo dunque le materie di competenza dello Stato, quelle delle Regioni e le residuali: tutto ciò che non fa il centro, lo fanno le Regioni. Esattamente come ora. «E l’organizzazione amministrativa delle Regioni, invocata dalla sentenza 251, è materia residuale che richiede dunque l’intesa, non il mero parere delle Regioni». La sentenza della Corte, con ogni probabilità, sarebbe stata la stessa. «C’è una novità, però: la clausola di supremazia. Se il governo la esercita, può legiferare anche in materie di competenza delle Regioni. Ma può farlo solo se sussistono esigenze di interesse nazionale». A vigilare, sempre la Consulta. Il guardiano delle leggi a cui spetta l’ultima parola".