“La corruzione è una patologia della condotta dell’uomo gravissima per quanto riguarda la Pa e, in quanto tale, va combattuta. I sindaci sono in prima linea per combattere qualsiasi fenomeno corruttivo ma vogliamo che i nostri uffici siano affrancati da qualsiasi sospetto. Ma per far questo servono norme il più possibile semplici, subito intellegibili per chiunque e soprattutto protocolli che dicano cosa fare esattamente per ottenere una autorizzazione amministrativa”. Lo ha detto Umberto Di Primio, sindaco di Chieti, vice presidente Anci e delegato al Personale, intervenendo in commissione Giustizia della Camera dove è in discussione il ddl delega al governo che introduce misure per il contrasto dei reati contro la P.a e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici.
Il vice presidente Anci ha sottolineato come secondo l’Associazione “il raggiungimento di elevati standard di legalità e trasparenza si consegue principalmente passando attraverso la semplificazione delle procedure amministrative ed una chiara definizione dei compiti e delle responsabilità”. Tutto questo perché “la corruzione - ha spiegato il sindaco di Chieti - si annida proprio dove le regole ordinamentali a presidio della legalità sono soggette a più interpretazioni ed affidate a più livelli decisionali”. Ecco quindi che “la semplificazione delle norme consentirebbe a tutti, cittadini, pubblici amministratori e dipendenti della Pa di avere una chiarezza ed una trasparenza di condotta che non lascerebbe spazio a nessuna suggestione, come spesso accade coi fenomeni corruttivi della Pa”.
Il sindaco di Chieti si è poi soffermato sulle due novità normative introdotte dal ddl Bonafede: il Daspo dei corrotti ed il cosiddetto agente sotto copertura. Sul primo punto il vice presidente Anci si è detto d’accordo con l’introduzione di misure maggiormente restrittive e punitive per i corruttori della P.a: “come sindaci non vogliamo nasconderci dalla corruzione e dal perseguire chi ha commesso reati accertati”.
Il delegato Anci al Personale ha invece auspicato chiarezza nella definizione dell’ambito di applicazione dell’agente sotto copertura, che il ddl introduce come possibilità da usare anche per i reati contro la P.a. “L’agente sotto copertura è uno strumento investigativo che è già nella disponibilità di qualunque procura voglia indagare. Chiediamo però – ha sottolineato Di Primio – che non ci sia confusione tra questa figura e quella dell’agente provocatore. E’ fondamentale che ci sia chiarezza soprattutto sulle condotte non punibili di queste due modalità di gestione delle indagini e delle investigazioni”. Secondo il sindaco di Chieti, in mancanza di questo chiarimento si corre “il rischio che i nostri Comuni diventino un terreno dove, tra chi cerca di scoprire il reato, chi cerca di provocare perché il reato venga alla luce, si finisca per pensare a fare indagini piuttosto che a fare amministrazione erogando servizi ai cittadini”.
Qui il link al documento di audizione.
In argomento vedi anche il post Reati contro la pubblica amministrazione, audizione delle associazioni
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