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martedì 10 maggio 2016

Madia sul nodo dei dirigenti della Pa

Regole più chiare per chi sbaglia nella Pubblica amministrazione, vincitori di concorso assunti in tempi brevi, niente privilegi per i parlamentari e dirigenti autonomi dalla politica: ecco come vede il futuro dello Stato la ministra della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, promotrice della riforma della Pa, e ospite venerdì pomeriggio di #corrierelive, con Alessandra Arachi, Tommaso Labate, Sergio Rizzo.

Inizia così l'articolo Madia: «Lavorare per lo Stato ha un valore, chi sbaglia deve pagare» in cui si riportano i tratti salienti dell'intervista.
Nella stessa pagina è possibile vedere l'intervista completa.
In merito alla riforma della dirigenza queste e parole del Ministro.
Il nodo dei dirigenti della Pa 

Uno dei punti più criticati della riforma è il rischio che la dirigenza finisca asservita alla politica: un’accusa che Madia respinge immediatamente. «Con la riforma della dirigenza manteniamo l’autonomia e l’indipendenza dei dirigenti dalla politica. Al punto che - nota la ministra - se il dirigente che ha la responsabilità dell’attività gestionale non vuole portare avanti un atto che ritiene illegittimo, è giusto che lo faccia». Ovviamente «diverso è se il dirigente non approva l’indirizzo politico. In quel caso c’è una responsabilità dirigenziale e quindi avrà tutte le conseguenze, fino al licenziamento». Secondo Madia, tutte le critiche che si fanno ai dirigenti, anche sulla loro scarsa formazione, sarebbero esagerate: «Io credo che il livello di competenza nella Pa sia più alto di quello che si racconta, penso che per una cattiva legislazione ci sia stato un problema di come si recluta. Penso sia sbagliato che ogni singola amministrazione, da sola, sulla base di piante organiche che non hanno alcun senso e non hanno niente a che vedere con le esigenze della città, bandiscano concorsi, con graduatorie infinite. Se il nostro Paese ha bisogno di medici, oggi, non ha senso che assuma amministrativi. Forse il nostro è un problema di reclutamento: è fondamentale definire i bisogni delle amministrazione e poi reclutare. Anche perché il sogno di un ragazzo o una ragazza di lavorare nella Pa sia un sogno ambizioso ma possibile».
La valutazione dei dirigenti
«Basta con le carriere automatiche, perché arrivi un servizio migliore al cittadino anche i dirigenti saranno valutati in base al loro operato. Uno degli obiettivi di Brunetta, che aveva impostato tutta la riforma della Ps sul pubblico settore, era proprio la valutazione: ma oggi le valutazioni sono tutte uguali. Noi faremo due cose semplici ma efficaci: per quanto riguarda gli incarichi, la commissione che dovrà valutare se un dirigente ha svolto bene il suo incarico, avrà come criterio vedere come quel dirigente ha valutato i suoi dipendenti. Se tu valuti tutti uguali, avrai una carriera penalizzata, altrimenti sarai valorizzato. Seconda cosa: ci sarà la differenziazione obbligatoria dei livelli di produttività. Brunetta aveva urlato sui criteri rigidissimi da introdurre per premiare la produttività, e poi non ha realizzato niente, noi invece agiremo sui fondi che vengono distribuiti per la produttività: daremo certezze alle amministrazioni di come si costituirà il fondo e come dovrà essere erogato. Per quanto riguarda le risorse prese all’esterno, già oggi è una percentuale molto bassa, il 10%. Ma sempre più bisognerà verificare che non ci siano professionalità interne prima di ricorrere a professionisti esterni».
In argomento si veda il precedente post Il Ministro Madia al question time del Senato sul ruolo unico dei dirigenti, con i documenti ivi richiamati.

2 commenti:

  1. Non bisogna giudicare Dio da questo mondo, perché è soltanto uno schizzo che gli è riuscito male.
    Vincent Van Gogh

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  2. Chi sa perché sopravvivono chiarissimi, nella memoria, certi gesti, certe parole, che al moment0 cci sembrano trascurabili. Ricordo l’ultima battuta di Tè e simpatia, una commedia garbata, ma non eccezionale. Vi è accennata, fra l’altro, la storia di un ragazzo e d’una donna di quaranta anni. La donna, dopo molte esitazioni, dopo aver regalato tanta tenerezza, decide di abbandonarsi all’amore, il primo per lui e forse l’ultimo per lei. Nella scena finale, mentre cominciano dolcemente a spogliarsi, mormora;” Quando racconterai di questa cosa a tuoi amici, ti prego, sii gentile con me…. Perché so che la racconterai”.
    Un gesto e poche parole che galleggiano nel ricordo. Ma a me pare riassumano così bene, con tanta malinconia, il desiderio, il pudore e la rassegnazione di ogni donna innamorata.

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