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domenica 22 marzo 2015

Editoriale di Scalfari su Repubblica: sono completamente sbagliate le scelte della riforma Madia

Editoriale di Eugenio Scalfari, pubblicato questa mattina su Repubblica.it, dal titolo Come battere la corruzione e come costruire la nuova Europa, nel quale viene presa in considerazione anche la riforma Madia ed i suoi effetti sulla buona amministrazione e sulla lotta alla corruzione. Esito: sonora bocciatura!
Qui la parte dell'editoriale riguardante la proposta di riorganizzazione della PA all'esame della Commissione Affari Costituzionali del Senato.
"Il governo attualmente in carica e la ministra della Pubblica Amministrazione e della Semplificazione Marianna Madia ritengono che quel serpente (corruzione e concussione) abbia fatto il nido nella burocrazia d'alto bordo e probabilmente è così, anche se poi esso penetra anche nella classe politica e lì le sue vittime non mancano.

Per scovarlo e combatterlo il governo intende far ruotare i burocrati affinché non abbiano il tempo di costruirsi il nido (o il feudo che dir si voglia). Possono restare ai loro posti non più di sei anni ed anche meno se sopraggiunge prima il limite d'età.

In apparenza qualche cosa di buono c'è, ma in realtà è una proposta molto discutibile. Chi assicura la continuità e la tutela degli interessi dello Stato? La classe politica? In una democrazia parlamentare le maggioranze politiche si alternano con frequenza. La continuità si realizza di più in quella che può definirsi democratura o governo autoritario; ma in quel caso il popolo sovrano perde anche l'apparenza della sua sovranità e diventa plebe.

Il rimedio contro il serpente della corruzione-concussione è probabilmente un altro; ne parlò Weber in un suo libro intitolato Economia e società e mezzo secolo prima di lui ne avevano scritto Marco Minghetti, Silvio Spaventa e Vilfredo Pareto.
Minghetti ne scrisse più volte e soprattutto nel suo libro su "La politica e la pubblica amministrazione". La tesi è la seguente: lo Stato che tutti ci rappresenta deve soddisfare interessi generali di lungo termine, la sua struttura va spesso aggiornata, ma nel quadro di strategie che richiedono il tempo di una generazione e talvolta anche di più. L'applicazione e la salvaguardia di quegli interessi e la strategia che deve garantirli non può che essere affidata ai "grand commis" cioè ai servitori dello Stato il cui complesso è chiamato Pubblica amministrazione. La classe politica fornisce una tonalità più aggiornata e motivata da interessi attuali, con una disponibilità di tempo più ristretta. La Pubblica amministrazione deve naturalmente tenerne conto, ma sempre nel quadro generale che spetta a lei di presidiare.
Questa fu la tesi di Minghetti, fatta propria da Pareto e da Weber. Spaventa naturalmente questa posizione la condivideva ma si preoccupava di creare un tribunale fatto su misura per evitare che il serpente della corruzione ed anche quello di violare l'interesse legittimo dei cittadini inquinasse l'amministrazione. A questo fine creò quel tribunale affidandolo al Consiglio di Stato che fino a quel momento era chiamato soltanto a dare pareri sulle leggi in gestazione. La scelta giurisdizionale fu un fatto nuovo e quasi rivoluzionario ed infatti svolse un lavoro egregio per difendere gli interessi legittimi dei cittadini e per impedire che lo Stato e la Pubblica amministrazione deviassero dalla giusta via per colpa di qualche suo membro infedele.
Ma col passare del tempo purtroppo quello che si inquinò fu proprio il Consiglio di Stato. Si creò un legame incestuoso con la politica: quasi tutti i capi di gabinetto e degli uffici legislativi dei vari ministeri ed enti pubblici furono reclutati tra i consiglieri di Stato mentre da parte sua il governo spesso nominava consiglieri di Stato persone che non ne avevano i titoli necessari. L'effetto fu che gran parte delle leggi venissero scritte dai capi di gabinetto o degli uffici legislativi e fatti approvare dai colleghi per fornire al governo le leggi da attuare.
Il Consiglio di Stato si mescolò con il potere esecutivo anziché controllarlo, con la conseguenza di inquinare la burocrazia ed esserne a sua volta inquinato. La conclusione fu che tutti facevano tutto. Questo sistema, come suggerisco già da molti anni, va profondamente riformato, bisognerebbe ritornare allo schema di Silvio Spaventa e di Minghetti. Ma questo suggerimento non è stato accolto, il disegno di legge di Marianna Madia ne è un esempio eloquente".
Il link all'editoriale completo di E. Scalfari Come battere la corruzione e come costruire la nuova Europa.
E Renzi cambia subito musica mediatica? Così sembrerebbe dall'immagine allegata ad un tweet di L. Oliveri questa mattina che riporta parte dell'intervista al Premier pubblicata su Repubblica. Ecco l'immagine.

1 commento:

  1. segretario del Nord22 marzo 2015 alle ore 11:44

    La riforma della P.A. dovrebbe essere affidata a studiosi del diritto,a conoscitori della p.a. ...non a gente come la Madia completamente inesperiente o ancor peggio a consulenti esterni il cui obiettivo sarà tutto e subito...dobbiamo essere preoccupati prima come cittadini e poi come segretari....si rischia di trasformare definitivamente la p.a. in feudi dominati dai politici di turno e I comuni in piccoli feudi in mano al ras locale.
    Bisogna fare presa sull'opinione pubblica ,sui cittadini che saranno I primi a pagare riforme lottizzatrici come quella sulla P.A. e sulla stessa scuola .
    Bene l'articolo di scalfari...forse ci si sta rendendo conto,che dietro la parvenza di riforme vi è solo accentramento di potere e clientele in danno dei cittadini.

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