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martedì 10 febbraio 2015

Lo spoil system "in salsa fiorentina"

Qualche giorno fa abbiamo riportato le dichiarazioni del Ministro Madia in merito alla proposta di riforma della PA, all'esame ora della Commissione Affari Costituzionali del Senato. Nelle dichiarazioni si affermava che tra il sistema della dirigenza di ruolo e quello dello spoil system, "entrambi legittimi", il governo optava per quest'ultimo. Mediante questa scelta il governo punta a a rafforzare la dirigenza ed ad individuare misure che possano fungere da argine a tanti fenomeni, a partire dalla corruzione.

Si tratta evidentemente di due inesattezze (tre se aggiungiamo il fatto che nel nostro ordinamento lo spoil system assoluto non è proprio costituzionalmente legittimo), che risultano palesemente tali soltanto andando a rivedere alcuni precedenti post:
1. La riforma, con questa impostazione, non rafforza la dirigenza come evidenziato nell'audizione nella Commissione 1ª (Affari Costituzionali) del Senato sul DDL 1577 di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche dal Presidente della Corte dei Conti. Queste le sue parole: "In particolare, in quella sede la Corte sottolineava la necessità di garantire un contemperamento fra l’esigenza di assicurare la flessibilità dei modelli organizzativi e la salvaguardia di un’effettiva autonomia dei dirigenti nei confronti degli organi politici, nel quadro del modello prescelto fin dal decreto legislativo n. 29 nel 1993, basato sulla separazione tra indirizzo politico e attività gestionale. La riforma proposta non sembra garantire questo punto di equilibrio, in quanto aumenta i margini di discrezionalità per il conferimento degli incarichi; una discrezionalità solo in parte temperata dalla previsione di requisiti legati alla particolare complessità degli uffici e al grado di responsabilità che i dirigenti sono chiamati ad assumere" (si veda in argomento anche il successivo post Venti anni di “Politica e amministrazione” in Italia);
2. Nell'ambito del rapporto sul primo anno di attuazione della legge n. 190/2012 dell'A.N.A.C è possibile leggere in modo inequivocabile che “È superfluo sottolineare l’importanza dell’indipendenza, del resto ampiamente riconosciuta in ambito internazionale, rispetto alle amministrazioni e agli stessi vertici politici, ai fini dello svolgimento di funzioni che coinvolgono la valutazione del modo in cui la legge è applicata, del funzionamento complessivo delle amministrazioni stesse e delle misure adottate a scopi di integrità e trasparenza” (pg. 12).
Dopo di ciò non resta che rimandare ad un articolo apparso ieri su "Il Giornale" dal titolo "La rottamazione secondo Matteo: occupare i posti chiave con gli amici", per comprendere come forse la sorte dei Segretari comunali sia legata ad un'idea di amministrazione pubblica incompatibile con la presenza di un soggetto vincitore di concorso in un posto chiave dell'amministrazione locale.

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