Segnaliamo nella giornata della Festa del Lavoro un'interessante pubblicazione curata dal Senato della Repubblica che "raccoglie immagini, documenti e testimonianze che ripercorrono le tappe fondamentali del riconoscimento del lavoro quale valore fondante della Costituzione della Repubblica, nel settantesimo anniversario della sua entrata in vigore. I principi fondamentali della Carta del 1948 vanno letti in un'ottica di reciproca interrelazione, perché esprimono valori, obiettivi e limiti che prendono realmente forma solo se esaminati nel loro complesso. Così, non può intendersi pienamente il significato di una Repubblica democratica fondata sul lavoro, di cui all'articolo 1, se non si tiene conto, ad esempio, del principio della «pari dignità sociale» previsto dall'articolo 3, che si esprime proprio attraverso il lavoro quale modalità per «concorrere al progresso materiale o spirituale della società», per usare la formulazione dell'articolo 4.
E non a caso lo stesso articolo 4, da un lato, definisce il lavoro quale diritto e obiettivo fondamentale per la Repubblica, che deve promuoverne l'effettività per tutti i cittadini. Dall'altro, la stessa disposizione lo riconosce quale dovere, da cui deriva il progresso della società, sul quale si fonda in concreto la pari dignità sociale. Proprio la necessità di assicurare tale parità tra i lavoratori è alla base delle garanzie contenute nel Titolo III della Parte prima, dedicata al complesso dei "Rapporti economici", a sottolineare come lo sviluppo economico non possa prescindere dalla collaborazione e dal riconoscimento delle realtà che lo rendono possibile. La dignità del lavoro accomuna e salda i destini dei consociati alla realizzazione dell'intera comunità civile.
È questo il senso dei diritti riconosciuti e garantiti dalla Costituzione ai lavoratori: la parità per la donna lavoratrice ed in particolare per la madre, l'assistenza per gli inabili al lavoro, la speciale tutela per i minori, la formazione e l'elevazione professionale costituiscono i tasselli di un mosaico che concretizza sotto il profilo sostanziale sia il principio di uguaglianza, sia il valore dell'attività di ciascuno «nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità».
Allo stesso tempo, la tutela dell'effettività del lavoro passa anche attraverso il riconoscimento, la valorizzazione, la responsabilità delle forze economiche e imprenditoriali chiamate a promuovere l'occupazione e la crescita professionale.
Suonano oggi più che mai attuali le parole di Meuccio Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione, che in sede di discussione dell'articolo 1 sottolineò l'intima relazione tra democrazia e lavoro, posta alla base del nostro ordinamento:
È necessario in una Carta costituzionale stabilire fin da principio che, oltre alla democrazia puramente politica, base di un nostro periodo glorioso di civiltà costituzionale, si deve oggi realizzare una democrazia sociale ed economica. Questo è il dato caratteristico che colorisce una nuova fase di storia. Nel testo della Commissione sul primo articolo sono ribaditi due concetti: della sovranità popolare, che è l'eredità del principio democratico come è giunto a noi; e la nuova aggiunta dell'elemento "lavoro".
La definizione dell'Italia quale "Repubblica democratica fondata sul lavoro", nasce nella seduta dell'Assemblea Costituente del 22 marzo 1947, dall'approvazione di un emendamento a prima firma Fanfani.
Amintore Fanfani, oltre che senatore a vita, è stato più volte
Presidente del Consiglio e Presidente del Senato. Sotto questo
profilo, il volume della Biblioteca Italia che oggi il Senato offre
agli italiani, in Italia e all'estero, si colloca in una ideale linea di
continuità istituzionale con i valori espressi dalla nostra Costituzione e con la successiva attività svolta dal Parlamento repubblicano. Nel settantesimo anniversario della nostra Costituzione, il
significato del lavoro come principio fondamentale e orientamento per le condotte pubbliche e private dei cittadini acquista
il valore di prospettiva e visione, di apertura della comunità nazionale all'Europa e al mondo intero".
Questa la prefazione a cura di Maria Elisabetta ALBERTI CASELLATI (Presidente del Senato della Repubblica).
Qui il link alla pubblicazione completa.
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