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giovedì 5 novembre 2015

Il resoconto del Consiglio Nazionale dell'UNSCP del 30 ottobre 2015 a cura di Daniela Urtesi

L'Unione Nazionale Segretari Comunali e Provinciali ha tenuto Venerdì 30 ottobre alle ore 9.30, nell'ambito dell'Assemblea Annuale Anci presso il Polo Fieristico Lingotto Fiere di Torino, presso la sala conferenze stampa, un Consiglio Nazionale aperto sul seguente tema “Dal Segretario Comunale e Provinciale al Dirigente Apicale”.
Di seguito si riporta il resoconto a cura della collega Daniela Urtesi.

ALFREDO RICCIARDI
I Decreti delegati. Sgombriamo subito il campo: non ci sono bozze che girano. Il nostro decreto sarà l'ultimo. Abbiamo tempo e modo per intervenire. Il segretario comunale è presente nell'ordinamento. La legge delega non produce effetti senza decreti delegati.
La nostra partita si deve giocare nell’ambito del ruolo unico. Le funzioni negli enti locali non sono tutte uguali. Alcune funzioni sono infungibili.
In questa riforma che ha ingiustamente interrotto una professione storica, nata con gli stessi comuni, c’è un solo aspetto positivo: la nostra figura è citata e descritta. E’ UNA FIGURA TIPIZZATA ED OBBLIGATORIA, che potrà essere ricoperta solo da chi ha le competenze per svolgere questa professione.
L'abolizione deve diventare una riforma della figura, una opportunità Le competenze del dirigente Apicale sono proprie della storia del segretario. La novità, non piccola, è che non c'è l'albo ma un contenitore più ampio. Noi dobbiamo puntare, nell'ambito del ruolo unico, a trovare e far evidenziare la nostra specificità. Questo vale non solo per noi: dirigenti Finanziari, tecnici ecc. 
Al di là della fase transitoria non è accettabile l'idea che il dirigente apicale possa essere persona che non ha competenze reali in tutte e tre le funzioni e cioè il controllo della legalità, l’attuazione del programma amministrativo, il coordinamento dell’attività amministrativa.
Ora mi domando: chi ha queste competenze negli Enti Locali oltre noi?
Certo non possiamo pensare che non cambi nulla. Dobbiamo però ragionare lucidamente: chi sono adesso i nostri concorrenti? Non certo i dirigenti tecnici (in senso ampio), possiamo aspettarci la concorrenza dei vice segretari, perché hanno competenze attinenti la nostra professione, la concorrenza dei dirigenti degli affari generali ….ma quanti sono? Sono realmente un numero insignificante
Certo non abbiamo più l’albo a proteggerci, ma siamo ancora una categoria e quando il decreto arriverà dobbiamo prepararci ad essere un corpo professionale.
C’è tanta amarezza, abbiamo pagato l’inimicizia di una persona nei confronti di una categoria. Abbiamo pagato l’incertezza normativa del nocciolo della nostra figura professionale, di cosa la identificasse a partire dalla riforma Bassanini: Controllore? Consulente? Direttore?
Oggi sono il Segretario Nazionale di una categoria che è ABOLITA e ne sento tutto il peso. 
Ora dobbiamo lavorare per diventare corpo professionale e questi tre anni saranno per noi decisivi. La stragrande maggioranza dei nostri posti di lavoro non sono nelle città ma nella miriade di comuni medi e piccoli che ogni giorno mandiamo avanti. Non chiamarci più segretari sarà il meno, noi dobbiamo vincere la sfida che si è aperta sulla professionalità del nostro ruolo per recuperare, almeno in parte quello che abbiamo perso 
MARIANGELA DANZI’
Nei decreti delegati ci sono molte insidie per la dirigenza degli enti locali. Dobbiamo provare noi a scrivere i testi dei decreti. Nella riforma della dirigenza c’è un disegno che deve diventare la prospettiva del futuro del nostro paese. C’è la necessità di una riforma della dirigenza. Non dobbiamo pensare a come sopravvivere in questi tre anni. Lavoriamo noi a scrivere questa riforma, non c’è nessuno in grado di farlo. C’è necessità di una botta di reni della categoria. Riflettiamo sulle professionalità che possono arricchirci.
UMBERTO DI PRIMIO – VICE PRESIDENTE DELL’ANCI
Sono un Sindaco al secondo mandato e non sono legato ai vecchi schemi dell’organizzazione degli Enti locali. Oggi è quanto mai necessario innovare per essere al passo con i tempi, non bisogna avere paura del cambiamento. Penso che siano indispensabili due qualità per affrontare le sfide che ci attendono:
1) Conoscere la materia ed avere capacità propositiva
2) Non temere il confronto
La figura del Segretario Comunale romanticamente muore
I Comuni sono afflitti da numerosi problemi e su questi mi scontro spesso con il governo nella conferenza stato-città.
La dirigenza apicale è il piano B che noi abbiamo scelto, una mediazione. I Sindaci di grandi città avevano in mente solo il Direttore Generale, nella mia città l’ho eliminato già nel mio primo mandato, i Sindaci dei comuni medi e piccoli volevano mantenere il Segretario Comunale. La dirigenza apicale è il punto di arrivo di una evoluzione condivisa, anche se non totalmente accettata.
Cosa dovrà fare il Dirigente Apicale? Sono stati individuati nella legge delega i compiti giusti di questa figura.
Come deve essere scelto? Qui si apre il confronto nei decreti. Attualmente non c’è un tavolo tecnico, né confronto politico. Le riflessioni che possiamo fare è che nel decreto ci devono essere garanzie per chi deve fare la scelta. Occorre ragionare sui fabbisogni e sulle modalità di selezione. Nei decreti dovrà prevedersi l’indicazione delle competenze specifiche per la dirigenza. Immagino tre macro Aree: Tecnica, economica e amministrativa.
Il blocco del turn over in questi anni ha prodotto effetti nefasti. Oggi la stragrande maggioranza dei dipendenti e dei dirigenti ha un’età che è ben oltre i 50 anni.
Nei prossimi mesi ci aspetta un grande lavoro e tre sono le priorità:
1) Definire la figura del Dirigente Apicale e le modalità di scelta
2) Definire le Aree professionali della Dirigenza
3) Garantire adeguati percorsi formativi.

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