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sabato 16 aprile 2016

Il testo del Codice degli appalti pubblici e dei contratti di concessione 2016

Pubblicato dalla rivista on line Appalti & Contratti il testo del Nuovo codice degli appalti e dei contratti di concessione entrato in Consiglio dei Ministri il 14 aprile ed approvato in via definitiva nella seduta del 15 aprile 2016 in attesa di pubblicazione in GU.



3 commenti:

  1. E’ sbalorditiva la facilità con cui la gente esprime giudizi su qualsiasi opera d’arte: un romanzo, un quadro, una poesia una scultura, un dramma, una musica, un film. Nessuno, che non sia medico o ingegnere o avvocato, oserebbe giudicare un caso clinico o un nuovo apparecchio o un disegno di legge. Tutti, invece, si sentono in grado di esaltare o condannare il lavoro di un artista. La ragione è che, nell’opinione comune, l’arte è soprattutto istinto, improvvisazione, una specie di gioco che chiunque può fare e comprendere senza studi e diplomi. Insomma, un passatempo da dilettanti. La realtà, invece, è del tutto diversa. L’arte è scienza, geometria, fatica, studio senza fine, pazienza illimitata. La governano regole inesorabili, equilibri delicatissimi. Un grande pittore mi ha detto un giorno:” Dipingo da cinquanta anni e imparo ogni minuto qualcosa di nuovo. Morirò con la coscienza di non sapere quasi niente”. Vittorio Buttafava

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  2. C’è un motto notissimo tra i giornalisti di tutto il mondo:” Un cane che morde un uomo non fa notizia, ma un uomo che morde un cane fa notizia”. Questo significa che i giornali, per loro natura registrano i fatti insoliti, sorprendenti, eccezionali, e trascurano quelli inconsueti. Ma spesso il pubblico dimentica questa regoletta e, leggendo ad esempio che quattro giovinastri hanno violentato una minorenne o che una moglie ha strangolato il marito, è portato a commentare che il mondo va alla deriva, che non c’è morale, né religione. Ma, naturalmente, non è così. Nelle stesse ore in cui i giovinastri violentavano o la moglie uccideva, milioni di giovani e di mogli lavoravano, amavano, si sacrificavano. Di costoro, però, i giornali non parlano. Come non parlano dei cani che mordono. Vittorio Buttafava

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  3. Oggi diciamo, la vita è piena di pericoli. Ogni minuto la mettiamo in gioco, per necessità o per incoscienza. E’pericoloso salire su un aereo, viaggiare in auto,attraversare una strada, usare corrente elettrica, lavorarere presso un qualsiasi macchinario, affacciarsi al finestrino del treno, servirsi dell’ascensore, maneggiare un’arma, affrontare il mare con un motoscafo. La civiltà, ripetiamo, ci ha dato infiniti strumenti, ma sono strumenti di morte.
    Tutto è vero, ma solo a metà. Per gli uomini, da sempre, la vita è in pericolo. Un milione di anni fa non esistevano l’auto e l’aereo, ma c’erano disagi spaventosi, epidemie terrificanti, cataclismi naturali contro i quali non esistevano difese. Ancora al tempo dei Romani, solo duemila anni fa, la durata media della vita era di trentasei anni. Nel secolo scorsola tubercolosi era più micidiale del cancro di oggi. Quarant’anni fa, prima che fosse diffusa la pennicillina, si moriva come niente per una polmonite o per un’appendicite. Adesso,( 1989) in Italia, la vita media è di sessantasette anni per gli uomini e di settantadue per le donne. Abbiamo strumenti di morte, è vero, ma altrettanti, e più efficaci, strumenti di vita.

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