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domenica 5 giugno 2016

Dipendenti pubblici, 30 giorni per licenziare gli assenteisti. Il nodo del preavviso. Decreto verso il via libera finale

Nella sua versione finale, il decreto sui licenziamenti per i dipendenti pubblici che vengono colti a timbrare l’entrata senza poi andare davvero in ufficio rafforzerà il calendario corto per la sospensione e la chiusura del procedimento disciplinare, e probabilmente terrà il punto sul rischio licenziamento esteso ai dirigenti che non controllano e sul rimborso per il danno all’immagine proporzionale alla «rilevanza mediatica» del caso. In altre parole, più la vicenda farà scalpore su giornali e televisioni, più pesante sarà la sanzione economica a carico degli assenteisti. Sotto la lente ci sono i dipendenti pubblici pescati in flagrante che, secondo la riforma, dovrebbero essere sospesi entro 48 ore da posto e stipendio per vedersi poi arrivare entro 30 giorni la sanzione, fino al licenziamento. La minaccia del licenziamento, per «omissione di atti d’ufficio», pende anche su dirigenti che non fanno scattare in tempo la sospensione e il procedimento disciplinare.

Inizia così l'articolo pubblicato sul Sole24Ore di venerdì 3 giugno dal titolo Dipendenti pubblici, 30 giorni per licenziare gli assenteisti. Il nodo del preavviso. Decreto verso il via libera finale.
Si rammenta che sullo schema di D.lgs si è espresso il Consiglio di Stato con parere n. 864/2016 (qui la sintesi dei punti principali del parere del Consiglio di Stato).

Il testo è stato oggetto di esame in Conferenza Unificata ed ora presentato in Parlamento per i prescritti pareri (Atto n. 292).
In argomento si vedano i precedenti post:

1 commento:

  1. Non saprei dirvi dove sia scritta: però ricordo esattamente questa frase di Cicerone: “Anche l’uomo più vecchio è persuaso di avere ancora almeno un anno da vivere”. Ma è proprio questa persuasione, mi sembra, la causa di molti errori. Infatti, illudendoci sempre, anche a cento anni di avere avanti un pezzetto di vita, siamo portati a rimandare un progetto e conservare il gruzzoletto per il futuro, a continuare il lavoro anche quando sarebbe tempo di mettersi a riposo, insomma a “tirare in là” come se ci fosse chi sa quanto tempo ancora da godere.
    Spesso questi propositi sembrano saggi, dettati da una virtuosa prudenza. Peccato che siano, almeno otto volte su dieci, assolutamente inutili. Infatti, per un accidente qualsiasi, che può essere una malattia o un contrattempo o una crisi economica o una morte, la sognata casetta in campagna non si può costruire più, il lavoro non si fa in tempo a smetterlo, il risparmio passa agli eredi che lo bruciano in un soffio. Inutilmente il grande Orazio ammoniva a “cogliere l’attimo fuggente” e il magnifico Lorenzo cantava che “del doman non v’è certezza”. Inutilmente. Pur sapendo di essere mortali, viviamo come se fossimo eterni.
    Vittorio Buttafava

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