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venerdì 11 marzo 2016

La posizione dell'ANCI sullo schema di decreto legislativo recante testo unico sui servizi pubblici locali di interesse economico generale

L'ANCI, apprezza e condivide l’impianto generale di una riforma che introduce la liberalizzazione nel mercato dei servizi pubblici locali di interesse economico generale. L’Anci rileva altresì, che alcune norme di dettaglio, in merito ad esempio alle procedure di individuazione delle attività di interesse generale e alla conseguente assunzione e gestione del servizio nonché alla scelta del modello gestorio dell’in house providing, presentano profili di criticità sostanziale che necessitano di interventi correttivi.

Inoltre, sulla disciplina del Trasporto pubblico locale, si sottolinea l’assenza nel testo del punto qualificante della bozza di schema del cd “ddl Del Rio” in materia di trasporto pubblico locale, ossia la stabilizzazione del Fondo nazionale per il TPL. A tal proposito, l’Associazione ritiene sia indispensabile, ai fini del rinnovo parco autobus inquinanti nelle Città, l’attribuzione di misure di premialità a favore delle Regioni che destinano una quota del fondo loro spettante al trasporto pubblico su gomma e l’attribuzione di una parte del fondo TPL, direttamente alle Città Metropolitane. 
Sui piani urbani sulla mobilità sostenibile si esprimono perplessità in merito alle disposizioni in merito alla tempistica della procedura di approvazione. 

4 commenti:

  1. L’intuito delle donne è sbalorditivo. Dicono: “Quell’uomo non mi piace, non mi fido di lui” e indovinano sempre. Se la polizia fosse nelle loro mani nessun delinquente la passerebbe liscia, Il guaio sarebbe però che, presto o tardi avrebbero compassione delle loro vittime, se ne innamorerebbero e aprirebbero le galere per farle scappare. Questo è il destino della donna: vedere l’uomo con implacabile lucidità, ma subito dopo chiudere gli occhi, abbagliata dalla pietà e dall’amore. Vittorio Buttafava

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  2. Il rimedio più sicuro, quando siete angosciati da un problema che vi pare enorme, è aprire a caso un qualsiasi libro di astronomia. Vi può capitare, ad esempio, di leggere che il corpo celeste più lontano da noi è a tredici milioni di anni luce ( in chilometri ci vorrebbe un numero con una trentina di zeri); che la stella più vicina, eccettuato il sole, è a quarantamila miliardi di chilometri; che la galassia di cui facciamo parte ha almeno dieci miliardi di anni; che la vita sul nostro pianeta è giovane, avendo appena settanta miliardi di anni; che la temperatura del sole è di trentacinque milioni di gradi, e avanti così. Di fronte ad una realtà così impressionante, come è possibile prendere sul serio i nostri problemi? Provate ad abbandonarvi in questo infinito, a naufragare nel tempo e nello spazio, e dopo un minuto sentirete dissolversi la vostra angoscia e rimpicciolire sino a scomparire il vostro “enorme” problema. Basta poco: un minuscolo manualetto di astronomia. Vittorio Buttafava

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  3. Quando scopro che un cattolico praticante è avaro fino alla taccagneria rimango penosamente deluso. A parte la mancanza di carità, che resta il peccato più triste per un cristiano, mi stupisce la scarsa o nessuna fiducia nella Providenza, che agli occhi di un vero credente dovrebbe essere la garanzia più sicura per ogni momento della vita. Naturalmente non serve a nulla far passare l’avarizia per sobrietà trasformando un vizio in virtù. In questo caso, anzi, al peccato si aggiunge una miseria non meno grave: l’ipocrisia. Vittorio Buttafava

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  4. Uno psicologo mi ha detto: “Ci sono molte persone che soffrono atrocemente nella vita. Una parola cattiva, un pettegolezzo, un contrattempo, una qualsiasi avversità, le feriscono. Vorrebbero soffrire di meno, accettare gli eventi con distacco, non crogiolarsi nel loro tormento, ma non ci riescono. E’ come se avessero nell’animo un orecchio acutissimo, che avverte perfino i sospiri. Si dolgono di questo, ma anche se ne compiacciono. Infatti è meglio avere un buon orecchio, piuttosto che essere sordi”.
    Ecco una osservazione importante: o si “sente” la vita o si è “sordi”. Nel primo caso si soffre (e si gode con la massima intensità; nel secondo si passa attraverso gli anni attoniti, come persone senza orecchie in una folla urlante. Ma poiché la vita è breve, eppur sempre interessante, vale la pena di “sentirla”. Vittorio Buttafava

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