ROMA – Continua l’impegno nel solco della legalità dell’Unscp, l’Unione nazionale dei segretari comunali e provinciali, in collaborazione con l’Associazione di Comuni Avviso Pubblico. Il presidente Maurizio Moscara, coordinatore nazionale di Officine della Legalità, articolazione funzionale dell’Unione, ha moderato lo scorso 8 aprile il dibattito dal titolo ‘Legalità dell’azione amministrativa e contrasto alla corruzione’, organizzato all’Università degli studi Magna Graecia di Catanzaro nell’ambito della rassegna ‘Il tempo della legalità’, che ha visto la partecipazione del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, del presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra e di magistrati del calibro di De Raho, Davigo e Gratteri.
Innanzitutto, ha dichiarato Moscara, “voglio ringraziare la nostra rappresentante di Officine della Legalità in Calabria, Cinzia Sandulli, nonchè il professor Fulvio Gigliotti dell’Università Magna Graecia per la passione e l’impegno che hanno portato come risultato una giornata organizzata alla perfezione. Oltre alla autorevolezza di invitati e relatori, ciò che ci ha davvero appagato è stato l’essere riusciti a dire che la ‘ndrangheta fa schifo e di averlo detto proprio nel cuore dei territori della ‘ndrangheta, senza avere paura: alla fine i partecipanti ci hanno ringraziato per aver portato questi contenuti e per noi è stato un riconoscimento molto importante”.
“La nostra battaglia è soprattutto pedagogica ed educativa: siamo insieme alle associazioni, alle istituzioni, alla magistratura, alle forze dell’ordine per formare comunità e cittadini e contrastare la corruzione nella pubblica amministrazione e le infiltrazioni criminali negli enti – ha continuato il presidente dell’Unscp- I relatori hanno introdotto anche temi e proposte nuove su cui, se la politica avrà un po’ di coraggio, potrà lavorare: in particolare è emersa la necessità di un giro di vite normativo sul rapporto tra imprese e criminalità e in modo specifico sulla formazione delle società di capitale di comodo, grazie ad una legislazione indulgente che permette di costituirle con risorse modeste mettendo a disposizione della criminalità uno strumento formidabile per ripulire il denaro sporco”.
Durante il convegno, ha sottolineato Moscara, “si è avuto modo di evidenziare come, con un uso spropositato e fuorviante del termine legalità, si corra il serio rischio di ingabbiare il concetto stesso di questa bella parola nell’angusto recinto del formalismo giuridico e niente più: si presterebbe così il fianco al dannosissimo ‘professionismo della legalità’, riproducendo quanto di nefasto accaduto con il ‘professionismo dell’antimafia’. Ma legalità vuol dire fare legalità negli atteggiamenti quotidiani e mostrando anche che da parte delle istituzioni non c’è alcun ammiccamento o sorrisino rispetto alle offerte che vengono prospettate; che da parte delle istituzioni non si sorride, non si accetta, non si tergiversa, ma si lotta e si resiste alle aggressioni dell’immoralità. Fare legalità significa essere responsabili e avvertire questa responsabilità, tutti; significa fare condivisione; significa fare anche solidarietà. Perché non c’è legalità senza giustizia, senza giustizia sociale. E non c’è giustizia quando ai nostri cittadini mancano i beni primari per vivere dignitosamente, quando manca l’istruzione, la casa, quando mancano le risorse per garantire diritti fondamentali come il lavoro e la salute. E’ lì che la narrazione criminale penetra le coscienze, indebolite da una vita difficile e alla quale le istituzioni non hanno riconosciuto la giusta dignità”.
Moscara ha concluso ringraziando soprattutto i cittadini calabresi “nati per essere liberi in una terra finalmente liberata dalle mafie, come un giorno non tanto lontano accadrà”.
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