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sabato 8 ottobre 2016

L'UNSCP sulla riforma della dirigenza (8): l’ancoraggio del Dirigente Apicale (e di tutta la dirigenza) ad un sistema istituzionale nazionale, la disciplina del diritto all’incarico e il nodo dello spoils system

Altro elemento fondamentale, ad avviso dell’Unione indefettibile, è che la Dirigenza, a nostro avviso tutta ma certamente quella Apicale, abbia un riferimento ed un ancoraggio istituzionale nazionale.

Se si crea un Ruolo della Dirigenza appare a dir poco contraddittorio che non si abbia un centro di imputazione di responsabilità e di esercizio delle funzioni di gestione di quel Ruolo. Naturalmente per gli enti locali tale ancoraggio istituzionale dovrebbe vedere il pieno coinvolgimento delle istituzioni rappresentative competenti per la Dirigenza Locale, e cioè Anci ed Upi.

Di tale esigenza è cartina di tornasole la questione di a quale soggetto faccia carico economicamente il trattamento economico del dirigente privo di incarico, questione risolta in modo sorprendente dallo schema di Decreto: fa carico all’ultima Amministrazione presso la quale era in servizio il dirigente! Altro che Sistema Nazionale della Dirigenza, qui ogni Pubblica Amministrazione fa i conti con i propri dirigenti! Vuole scegliere qualcun altro che non era nella propria dotazione organica? Bene, ne paghi due al posto di uno…

Il che, rende di fatto per la quasi totalità delle Amministrazioni impossibile conferire un incarico ad altro dirigente di altra Amministrazione se non vi è prima la ricollocazione del proprio dirigente a sua volta in altra Amministrazione. Quale Pubblica Amministrazione potrebbe, infatti, permettersi di spendere tra i 100 e i 150 mila euro (di media, possono essere anche di più, oneri compresi, specie per gli incarichi di livello generale) per un dirigente privo di incarico, sostenendo per un'unica posizione dirigenziale il trattamento economico di due dirigenti? La cosa è impraticabile sia politicamente che, stanti i vincoli sulle spese del personale, finanziariamente, per tutte le Amministrazioni. Ne risulta che per le singole Amministrazioni il riferimento concreto per ruotare e cambiare incarichi continueranno a essere i singoli dirigenti in servizio presso di loro e non i Ruoli. 

E qui emerge una diversità di impostazione che seguiamo, come Unione dei Segretari, nell’affrontare il tema dello spoil system e del rischio della politicizzazione della dirigenza. L’Unione non crede che sia utile per il Paese portare avanti un equivoco per cui da un lato si declama la possibilità dello spoil system e dall’altro lo si rende di fatto impraticabile con una furbizia (neanche tanto sottile) come è l’insostenibilità economica per chi se ne volesse avvalere. Il vero tema dello spoil system è che sia corredato da criteri di scelta basati esclusivamente sul merito professionale, e da meccanismi seri ed efficaci che impediscano che gli incarichi dirigenziali finiscano per essere frutto di scelte meramente politiche operate in spregio ad una effettiva comparazione del merito, delle capacità e competenze individuali, della deontologia professionale, dello spirito di servizio, dell’aggiornamento, insomma delle qualità e capacità detenute da chi è chiamato a ricoprire di volta in volta i singoli incarichi.
La scelta che emerge nello schema di Decreto è… non scegliere tali criteri, non valorizzare le funzioni delle Commissioni, che anzi vista la loro composizione hanno una funzione se tutto va bene di rappresentanza e patronato morale, e poco altro.
E nel non scegliere, nel non valorizzare il Ruolo della Commissione, nel non individuare una disciplina di riferimento per assicurare che la temporaneità degli incarichi e quindi la successiva possibilità di variarli attingendo dai Ruoli sia esercitata vagliando il merito e le capacità professionali e non la vicinanza politica, nel lasciare irrisolti i nodi veri, per limitare lo spoils system si è individuato il meccanismo del freno finanziario, anzi della impossibilità finanziaria.
Ma un sistema che tenta di chiudere le porte ad uno spoils system selvaggio e difendere il principio del diritto all’incarico dei dirigenti non per la via maestra di una regolazione vera e seria di criteri di carriera, di selezione professionale, di valorizzazione e comparazione del merito, ma solo con una dissuasione finanziaria, è un sistema che non ci convince, che resta in precario equilibrio e presenta contraddizioni destinate a scoppiare in breve tempo, verosimilmente in un quadro della dirigenza pubblica che si sarà nel tempo ancora più deteriorato.
Quindi a nostro avviso va superato il meccanismo per cui il dirigente senza incarico deve essere retribuito dalla Amministrazione di appartenenza, creando un meccanismo che finanzia invece mutualisticamente il trattamento economico a carico di un sistema nazionale, con appositi fondi. E tale previsione deve accompagnarsi ad un chiaro riferimento che il sistema della Dirigenza è Nazionale, dando coerenza alla previsione del Decreto che il suo stesso reclutamento è altrettanto nazionale.
Accanto a questo, lo ribadiamo ancora una volta riprendendo quanto già detto nello specifico paragrafo, vanno previsti in modo effettivo e non generico i requisiti professionali puntuali, i criteri di comparazione della professionalità, trasparenti ed oggettivi, e gli efficaci meccanismi di verifica che contrastino il rischio che la politica prenda il sopravvento sul merito nell’effettivo conferimento degli incarichi.
Inoltre va previsto, come contraltare di una temporaneità degli incarichi, che Funzione Pubblica possa ricollocare d’ufficio il dirigente già solo dopo un anno, anche in Amministrazioni diverse da quelle del Ruolo di provenienza, e che lo faccia di concerto con le Autonomie Locali quando si tratti del Ruolo degli enti locali, implementando con opportuni meccanismi le previsioni della norma come editata dallo schema di Decreto.

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