Una gara pubblica ogni tre anni - oppure ogni sei per i più "fortunati" - per ottenere gli incarichi, valutazioni basate su requisiti, parametri standard e obiettivi e mobilità più semplice fra le diverse amministrazioni e fra la Pa e il mondo privato. Suona così la descrizione della vita futura del dirigente pubblico, prospettata dalla delega sulla riforma della Pubblica amministrazione che dopo una navigazione parlamentare non proprio fulminea arriva domani al primo voto decisivo nell'Aula del Senato. Per rispettare il calendario governativo, che prevederebbe approvazione finale e primi decreti attuativi entro l'estate, bisognerà accelerare parecchio, perché anche la Camera vorrà ovviamente dire la sua e una terza lettura a Palazzo Madama è quasi scontata. In ogni caso, il testo che uscirà in settimana dal Senato indica in modo preciso la direzione che governo e Parlamento vogliono far imboccare alla riforma della Pubblica amministrazione, a partire dal tema più delicato dal punto di vista politico: le nuove regole per 41.500 dirigenti pubblici italiani.
Inizia così l'articolo di Gianni Trovati pubblicato dal quotidiano del Sole24Ore Enti Locali & PA dal titolo Riforma Madia domani al voto del Senato - Prove di «mobilità» per 41mila dirigenti.
In argomento si veda anche il precedente post Sui dirigenti pubblici il rischio della «discrezionalità» politica: incognita di conformità costituzionale.
In argomento si veda anche il precedente post Sui dirigenti pubblici il rischio della «discrezionalità» politica: incognita di conformità costituzionale.
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