Si avvicina la fine dell’anno solare e si rafforza l’interrogativo su ciò che deve essere fatto per essere in regola con le prescrizioni in materia di prevenzione della corruzione.
Il piano triennale è denominato così proprio perché dovrebbe contenere una scansione delle attività, nel tempo, assegnate a ciascun responsabile, in ragione dei processi che gestisce e della esposizione potenziale al rischio corruttivo.
In verità, non possiamo nasconderlo, molti piani dedicano un’ampia parte alla descrizione delle politiche, degli approcci teorici e delle disposizioni ministeriali, rilegando una parte esigua, che qualche volta viene persino trascurata, a ciò che fa del documento un vero e proprio “piano”.
L’attività di prevenzione della corruzione, secondo le linee individuate dagli organismi internazionali e confermate in ambito nazionale, deve profilarsi come un’attività parallela rispetto alla gestione amministrativa (non diversa o alternativa) che, grazie alla previsione di misure, assicura il regolare funzionamento contenendo i rischi di eventuali interferenze o deviazioni.
Inizia così l'articolo di Santo Fabiano dal titolo I prossimi adempimenti anticorruzione.
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