Il 50% dei soldi destinati a premiare la produttività dei dipendenti pubblici va concentrato sul 25% del personale, e il resto può essere distribuito fra tutti gli altri, con possibilità per i contratti nazionali di modificare un po' il confine fra i due gruppi.
Il nuovo giro nella giostra delle percentuali che provano a evitare l'assegnazione indifferenziata dei premi di produttività negli uffici pubblici arriva dall'ultima versione del decreto legislativo preparato per attuare la riforma Madia del pubblico impiego. La questione sembra tecnica, ma proprio qui si nasconde il principale nodo, politico e operativo, da sciogliere per provare davvero a rinnovare i contratti ai 3,2 milioni di persone che lavorano nello Stato e negli enti territoriali. Il testo dovrebbe essere la settimana prossima al centro del confronto con enti territoriali e sindacati, prima di approdare in consiglio dei ministri intorno a metà febbraio insieme ai decreti correttivi su partecipate, anti-assenteismo e direttori sanitari.
Inizia così l'articolo di Gianni Trovati dal titolo La riforma del pubblico impiego «libera» i premi di produttività pubblicato dal quotidiano del Sole24Ore Enti Locali & PA.
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