Cinque anni e mezzo di blocco della contrattazione sono costati ai dipendenti pubblici il 9,6% dello stipendio in termini di mancati aumenti a regime; i soldi lasciati per strada ogni mese, invece, valgono in totale il 43% della retribuzione di un anno.
Quelle su cui i giudici costituzionali sono tornati a pronunciarsi ieri, insomma, sono cifre pesanti, per il bilancio pubblico ma anche per quello privato dei singoli dipendenti statali, com'è inevitabile quando una misura nata come "eccezionale" si prolunga di anno in anno a causa del protrarsi della crisi di finanza pubblica. In termini generali, il blocco ha finito in realtà per riallineare nel lungo periodo l'inflazione a una dinamica salariale che nel 2000-2010 ha corso molto più del costo della vita (lo ricorda l'ultimo rapporto semestrale dell'Aran), ma questo ovviamente non vale per chi è entrato nella Pa negli ultimi anni e si è trovato ad affrontare solo la seconda parte della parabola.
Inizia così l'articolo di di Gianni Trovati pubblicato dal quotidiano del Sole24Ore Enti Locali & PA dal titolo Blocco dei contratti bocciato per il futuro: in cinque anni «perso» il 9,6% dello stipendio.
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