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giovedì 12 gennaio 2017

Il paradosso della trasparenza in Italia: dell'arte di rendere oscure le cose semplici

Ci siamo. Da pochi mesi è entrato in vigore il d.lgs. 97/16, che introduce il “diritto alle informazioni amministrative” per tutti i cittadini italiani (o Freedom of Information Act, per dirla con l’anglicismo oggi in voga), ed è già esploso lo “Zibaldone di pensieri” e interpretazioni. La riforma muove dall’insoddisfazione generale per la trasparenza ottenuta mediante la pubblicazione obbligatoria sui siti internet istituzionali (d.lgs. 33/13), e viene ad affermare il diritto/libertà di chiunque di ottenere tutti i dati a disposizione della pubblica amministrazione (salvo quelli espressamente esclusi) mediante un accesso civico individuale esercitabile uti cives. Tutto a tutti, insomma: l’effetto “trasparenza totale” si realizza grazie a semplici istanze di accesso presentate dai cittadini in assenza di motivazione o di legittimazione specifiche, con l’unico scopo di esercitare un controllo generalizzato sull’operato delle amministrazioni e partecipare alle scelte pubbliche. Una riforma utile e necessaria, dunque.
Inizia così l'articolo Il paradosso della trasparenza in Italia: dell'arte di rendere oscure le cose semplici di Gianluca Gardini, Professore ordinario di Diritto amministrativo all'Università degli Studi di Ferrara pubblicato sul sito Federalismi.it.
Per approfondimenti si veda il precedente post Quaderni Anci: Disponibile il manuale tecnico sul diritto di accesso civico.

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