In un sistema con 40 mila leggi e 80 mila regolamenti viviamo nell’insicurezza, e il diritto genera l’arbitrio, non giustizia. L’apparato è lento e oscuro e coltiva un potere dispotico e indomabile, che è la prima fonte di malaffare nel Paese. A Milano il vicepresidente della Regione, Mario Mantovani, è stato arrestato per tangenti mentre era atteso alla Giornata della Trasparenza. A Palermo Roberto Helg, paladino della lotta al racket, ha ricevuto una condanna per estorsione aggravata. A Bari il pm Donato Ceglie, icona della lotta alle ecomafie, è stato sospeso dal Csm per i suoi rapporti con i clan. A Napoli giravano bustarelle nei concorsi per entrare alla Guardia di finanza. Mentre a Roma l’inchiesta su Mafia Capitale non ha cambiato d’una virgola il copione: tangenti sugli appalti dell’Anas, sui condoni urbanistici rilasciati dal Comune, perfino sulle sentenze delle Commissioni tributarie, che dovrebbero punire la corruzione fiscale. Smantelliamo tutto, verrebbe da esclamare.
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Michele Ainis dal titolo
La burocrazia è la linfa della corruzione dilagante. È la legge in meno che può aiutarci a combattere il malaffare, pubblicato sul Corriere della Sera del 15 marzo 2016.
La cura è solo una,le persone corrette e oneste devono lavorare e fare carriera ,invece i corrotti,i servi,i leccalecca invece dovrebbero essere espulsi dalla p.a.
RispondiEliminaSi deve occupare un posto pubblico per merito e titoli ,non per clientela politica,sindacale o personale.