Pubblicato sul Sole24Ore di oggi un articolo di Arturo Bianco dal titolo Un "apicale" a fianco del Sindaco che analizza le norme contenute nello schema di decreto sulla dirigenza pubblica che porteranno alla sostituzione della figura del segretario comunale con quella del dirigente apicale.
Qui il link all'articolo integrale.
Sull'abolizione del Segretario comunale e la nuova figura di Dirigente apicale si vedano i precedenti post:
- Il vertice amministrativo degli enti locali nella riforma della PA: il dirigente apicale e il direttore generale;
- Addio ai segretari comunali;
- Alcune riflessioni sulla figura del segretario comunale nel panorama europeo;
- Un articolo pubblicato dal quotidiano Italia Oggi sul dirigente apicale previsto dalla Legge 124/2015;
- Il resoconto del Consiglio Nazionale dell'UNSCP del 30 ottobre 2015 a cura di Daniela Urtesi;
- Commento e lettura della Segreteria Nazionale UNSCP al DDL 1577 approvato dal Senato;
- Tutti contrari all'abolizione dei Segretari comunali: ma il Governo se ne è accorto?
- L'abolizione dei Segretari comunali: un attacco al cuore della Repubblica;
- Nella delega Madia spunta il ponte triennale per i segretari;
- Segretario generale, direttore generale e dirigente apicale;
- Segretario comunale: quali funzioni conserva?
- Al «dirigente apicale» dei Comuni serve una sezione ad hoc nel ruolo unico;
- L'ordine del giorno accolto dal Governo: Dirigenti apicali in possesso di requisiti professionali specifici;
- Altro ordine del giorno accolto dal Governo sul possesso di requisiti professionali specifici per i Dirigenti apicali;
- Segretari Comunali: Torna il dirigente generale per i comuni oltre 100mila abitanti;
- ANCI ed UPI sulla riforma della PA: dirigente apicale negli enti di maggiori dimensioni scelto anche fuori dal ruolo.
- Se volessimo vedere il bicchiere mezzo pieno? Riflessioni di un segretario artigiano sull'emendamento Saggese.
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RispondiEliminaUna delle cose che mi divertono di più è ascoltare una persona mentre racconta di aver litigato con qualcuno. Parlando di se stessa, del proprio comportamento, usa le parole più gentili e sceglie un tono di voce umile, come il belato di una pecorella; ma se passa a raccontare del proprio avversario fa la voce grossa, cattiva, dice parolacce e le accompagna con gesti nevrastenici. A sentire queste cose, mi domando perché esistano gli avvocati. Ciascuno di noi è, sempre, il miglior avvocato di se stesso; nessun principe del foro, infatti, saprebbe così bene deformare la verità, addolcire, tacere o girare la verità come facciamo noi quando pretendiamo di spiegare agli altri che nostra è la ragione e dei nostri avversari il torto.
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