Torna in consiglio dei ministri il decreto sui dipendenti pubblici che truffano sulle presenze. Rispetto al testo originario salta il reato di omissione d’atti d’ufficio per il dirigente che non segnala chi bara al tornello. La legge delega non lo prevedeva. La prima versione del decreto è passata in Consiglio dei ministri a gennaio. Ed era molto severa: i dirigenti che non sospendono i dipendenti pubblici colti in flagrante mentre imbrogliano sulle presenze sono colpevoli di omissione d’atti d’ufficio. Reato punito con la reclusione fino a due anni. Ma nella nuova versione che giovedì tornerà in Consiglio dei ministri per il via libera finale, dopo il parere delle commissioni parlamentari, la linea sarà più morbida. Niente reato per i dirigenti che non si accorgono di chi striscia il badge per conto terzi. A meno che il governo non decida di far traslocare quel pezzo del decreto in un nuovo disegno di legge, da approvare sempre giovedì. Perché mai un percorso così complicato? Il motivo è tecnico ma insormontabile.
Inizia così l'articolo Pa. Salta il reato di omissione di atti d’ufficio per i dirigenti che non segnalano i 'furbetti'. Giovedì il decreto torna in Cdm pubblicato sul Corriere della Sera del 13 giugno 2016.
In argomento si veda il precedente post Il parere delle Commissioni Parlamentari sul decreto legislativo riguardante il licenziamento disciplinare dei dipendenti pubblici con i documenti ivi richiamati.
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