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giovedì 6 marzo 2014

La Corte dei Conti sull'attuazione e sulle prospettive del federalismo fiscale

Pubblicata sul sito della Corte dei Conti la relazione tenuta dal presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, di fronte alla Commissione parlamentare sul federalismo fiscale, riguardante l'attuazione e le prospettive del federalismo fiscale.

Nella parte della relazione relativa al "Federalismo e pressione fiscale" si può leggere:
"Nel percorso di attuazione del federalismo, l’esigenza di un coordinamento fra i diversi livelli di governo ha trovato una significativa espressione nel tentativo di conciliare autonomia impositiva degli enti territoriali e pressione fiscale complessiva. 
In tale direzione erano stati indirizzati i provvedimenti che, a partire dal 2009, hanno regolato la transizione al federalismo: dalla legge delega ai decreti legislativi attuativi del federalismo comunale e di quello regionale e provinciale. Ma i risultati conseguiti sono stati diversi: non solo non si trovano tracce di compensazione fra fisco centrale e fisco locale, ma, anzi, di pari passo con l’attuazione del federalismo fiscale, si è registrata una significativa accelerazione sia delle entrate di competenza degli enti territoriali sia di quelle dell’amministrazione centrale. 
Le prime, in particolare, nell’arco di un ventennio hanno consolidato una performance che si segnala per un balzo di quasi cinque punti in termini reali, con un incremento dell’ordine del 130 per cento. La forza trainante sulla pressione fiscale complessiva, cresciuta dal 38 per cento al 44 per cento, appare imputabile per oltre i 4/5 alla dinamica delle entrate locali. La quota delle entrate locali su quelle dell’intera pubblica amministrazione si è più che triplicata (dal 5,5 per cento del 1990 al 15,9 per cento del 2012). 
Le evidenze quantitative, insomma, sembrano testimoniare una mancanza di coordinamento fra prelievo centrale e locale, sconfinata nell'aumento della pressione fiscale complessiva a causa di una sorta di “effetto combinato”: lo Stato centrale che taglia i trasferimenti ma lascia invariato il prelievo di sua competenza; gli enti territoriali che, per sopperire ai tagli dei trasferimenti, aumentano le aliquote dei propri tributi, a volte anche più dell’occorrente".

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