La spesa per il personale dipendente delle pubbliche amministrazioni è da considerare sotto controllo ed ha offerto un contributo assai significativo al miglioramento dei conti pubblici: dal 2010 ad oggi ha determinato risparmi per circa 11 miliardi di euro. A questo risultato ha concorso in primo luogo la diminuzione del numero dei dipendenti pubblici: dal 2008 al 2013 circa il 7% in meno e, negli enti locali, la riduzione è stata invece del 9,5%. Ed hanno concorso il blocco dei rinnovi contrattuali nazionali e la imposizione di tetti alla spesa per la contrattazione decentrata: si può stimare che attualmente la condizione dei dipendenti pubblici sia mediamente ritornata a quella del 2006, con il conseguente azzeramento degli effetti positivi determinati dai rinnovi contrattuali del 2008 e del 2009. Il trattamento economico medio annuale di un dipendente pubblico è pari a circa 31.000 euro e che sia il numero dei dipendenti pubblici del nostro paese che la incidenza del loro trattamento economico sul PIL sono da considerare in linea con i dati medi della Unione Europea. Sul terreno delle prerogative sindacali la relazione mette in evidenza che i costi sono calati, anche se essi pesavano nel 2014 per circa 116 milioni di euro. Sono queste le principali indicazioni che emergono dalla relazione anno 2016 della Corte dei Conti, sezioni riunite in sede di controllo sul costo del lavoro pubblico, ai sensi dell’articolo 60 del D.Lgs. n. 165/2001.
Inizia così l'articolo di Arturo Bianco dal titolo La relazione della Corte dei Conti sul costo del lavoro pubblico.
Sulla relazione 2015 si veda il precedente post Le spese di personale degli enti locali.
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