Nel nostro Paese è sempre aperto il cantiere delle cosiddette ''riforme'' che, dopo essere state precedute da annunci miracolistici e la promessa di avere, finalmente, trovato soluzioni definitive a problemi (peraltro non prioritari), ci trasferiscono testi normativi, rigorosamente, non armonizzati con il contesto normativo che, come spesso succede, una volta emanati, necessitano interventi correttivi o peggio interpretativi o (peggio ancora) “ignorativi”, cioè, con testi scritti così male che, pur se vigenti, è meglio fare finta che non vi siano.
Proprio nel momento in cui si avverte la necessità di combattere la corruzione e affermare il principio di legalità, sarebbe opportuno che le leggi fossero chiare e applicabili, oltre che univoche e rispettate, soprattutto da chi ne invoca il rispetto altrui.
Dopo avere riformato anche le più recenti riforme, adesso è la volta del cosiddetto “pacchetto” dei decreti Madia che, dopo essere stati rivisti, a seguito della pronuncia della Corte Costituzionale che aveva rilevato l’irregolarità della procedura, sono stati riproposti per sottoporli all’iter previsto.
Inizia così l'articolo di Arturo Bianco dal titolo Come cambia il sistema di valutazione con la riforma Madia.
In argomento si vedano i precedenti post:
- Scheda di lettura del Servizio studi di Camera e Senato: Modifiche al decreto legislativo 27 ottobre 2009, n.150, sul sistema di valutazione dei dipendenti pubblici;
- Schede di lettura sulle "modifiche e integrazioni al testo unico del pubblico impiego, di cui al decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165".
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