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martedì 28 marzo 2017

Riflessioni di Antonio Le Donne, Vice Segretario UNSCP, a margine della querelle sulla pubblicazione dei dati patrimoniali. Il Fatto quotidiano e le reazioni sindacali. Per una trasparenza utile al popolo

A seguito dell'articolo di Gomez sul Fatto Quotidiano circa la reazione del sindacato UNADIS di fare ricorso all'obbligo di pubblicazione dei dati patrimoniali dei dirigenti nonché a seguito della risposta dell'Unione nazionale dei Segretari che invece non fa motivatamente ricorso, espongo brevemente qualche riflessione a margine.
Desidero dare un contributo per una caratterizzazione più marcatamente professionale della questione, dopo i doverosi chiarimenti di ordine sindacale.
L'Unione, sindacato al quale aderisco, ha ben esposto la posizione contraria al ricorso e favorevole, pur con pacatezza, alla pubblicazione.
Ciò in quanto l'Unione, sindacato composto esclusivamente da Segretari, è a servizio delle Autonomie locali del Paese "nella gioia e nel dolore".
Dunque non c'è chi è paladino dei dirigenti e dei segretari vessati da norme inique e chi invece è prono al governo che produce normativa abborracciata e inutile, se non dannosa.
Bisogna invece riflettere sulla funzione della Trasparenza (la chiamo con la T maiuscola) per poter dare una visione costituzionalmente orientata.
Dunque, non si tratta di essere meri esecutori della normativa, ma avere il coraggio di dire che la Trasparenza è cosa buona e giusta in sè, a parte qualche errore di sovrabbondanza adempimentale.
Mi permetto di indicare sinteticamente 4 buoni motivi:
1. La Trasparenza è uno dei più efficaci antidoti anticorruttivi perché la corruzione si nutre di opacità amministrativa. Più è alta la cortina fumogena sui fatti, sugli atti, sui dati della gestione amministrativa e più semplice è la manipolazione corruttiva. Dunque, maggiore trasparenza significa maggiore difficoltà per i manipolatori della cosa pubblica;
2. Attuando la Trasparenza nel modo più evoluto, combattiamo la corruzione nel modo più coerente con la nostra funzione di vertice di amministrazione attiva. 
Il Segretario dell'Ente locale è posto al vertice dell'apparato gestionale; non è un organo di controllo "esterno" alla gestione, ma è proprio il soggetto esponenziale (rappresentativo) della struttura gestionale che egli deve guidare perseguendo il buon andamento anche attraverso imparzialità e trasparenza, come valori costituzionalmente tutelati.
Dunque dobbiamo vedere il Segretario come vertice amministrativo moderno sintonizzato con la evoluzione del sentire sociale più avveduto e dunque rivolto alla "disclosure".
A tal proposito appare un po' incoerente chi per tre anni ha insistito (non lo scrivente) con l'anticorruzione quale fondamento identitario dei segretari comunali e provinciali e ora fa ricorso contro un adempimento della trasparenza che comunque, come ho detto prima, è un antidoto indispensabile alla corruzione.
3) la Trasparenza, inoltre, è uno strumento di accelerazione di dinamiche democratiche perchè riduce in forme proceduralizzate l'asimmetria informativa tra governanti e governati. 
Non è una cosa da poco e questo elemento ontologicamente espressivo di valori democratici va ulteriormente valorizzato come si dirà al punto successivo.
4) nella sua forma piena e dinamica la Trasparenza è anche uno strumento procedimentalizzato di partecipazione consapevole. 
Infatti, la conoscenza dei dati detenuti da una pubblica amministrazione è da annoverare come bene pubblico primario finalizzato alla piena attuazione del principio partecipativo della nostra Costituzione repubblicana.
Ebbene, i Segretari, che non siano mandarini (per citare una espressione del giornalista Gomez) sostengono QUESTE QUATTRO ragioni fondamentali della Trasparenza e non si fanno intimidire, reagendo malamente, da qualche eccesso adempimentale.
Perciò, in conclusione, noi non siamo meri e burocratici esecutori di norme anche eccessive e mal scritte, noi semmai siamo portatori sani della "trasparenza utile al popolo" (mi si autorizzi l'autocitazione).
Per questo NON facciamo ricorso, per questo non ci confondiamo con i "mandarini".
Antonio Le Donne

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