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lunedì 7 marzo 2016

La relazione illustrativa del nuovo codice degli appalti e delle concessioni

L'assetto normativo della materia degli appalti pubblici presenta, tradizionalmente, una fisionomia piuttosto articolata e eterogenea, conseguenza, oltre che della delicatezza della materia, anche della pluralità e stratificazione delle fonti normative che si sono succedute nel tempo e che hanno concorso a disegnare il sistema vigente. L'attuale Codice, adottato con il decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 163, consta, infatti, di 273 articoli e 38 allegati cui si aggiunge il Regolamento attuativo adottato con il D.P.R. n. 207 del 2010, che consta, a sua volta, di 359 articoli e 14 allegati. Nel complesso, quindi, la materia dei contratti pubblici (normativa primaria e secondaria) risulta oggi disciplinata da un "corpus iuris" di oltre 660 articoli, senza contare che non sono in esso contenuti né la disciplina delle concessioni né quella di altri istituti quali il partenariato pubblico privato (PPP). Il risultato è un groviglio normativo che non consente una facile applicazione delle procedure da parte delle stazioni appaltanti e che è stato oggetto, talvolta, di deroghe, soprattutto in occasione della realizzazione di progetti con scadenze ravvicinate. 
L'eccessiva regolamentazione ha avuto, poi, l'ulteriore effetto, di dilatare i tempi di gara e di favorire un notevole contenzioso. Alla complessità normativa si deve aggiungere l'estrema frammentazione dell'assetto istituzionale: il sistema degli appalti è governato, infatti, da una pluralità di attori a livello centrale, regionale e settoriale, con compiti e funzioni non sempre chiaramente individuati, che agiscono, spesso, in assenza di un efficace coordinamento istituzionale. Ciò ha impedito la definizione di una chiara policy nazionale degli appalti pubblici; la ripartizione di funzioni tra un elevato numero di soggetti, per quanto in certi casi sia da considerare inevitabile, non ha, infatti, garantito, l'efficiente funzionamento del sistema. In tale contesto è intervenuta la legge 28 gennaio 2016, n. 11, approvata in via definitiva dalle Camere il 14 gennaio 2016 e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2016, che ha delegato il Governo a recepire le tre direttive del Parlamento europeo, rispettivamente la 2014/23/UE sui contratti di concessione, la 2014/24/UE sugli appalti pubblici nei settori ordinari e la 2014/25/UE nei settori speciali, nonché a riordinare la disciplina vigente in un unico testo denominato «codice degli appalti pubblici e dei contratti di concessione», integrandolo con le disposizioni relative alla concessioni. La delega ha, inoltre, previsto che il decreto di recepimento, oltre a disporre l'abrogazione del codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, del regolamento dì attuazione e di altre disposizioni incompatibili, preveda opportune disposizioni di coordinamento, transitorie e finali per assicurare, in ogni caso, l'ordinata transizione tra la previgente disciplina e la nuova, al fine di evitare incertezze interpretati ve ed applicative.
Inizia così la relazione illustrativa del nuovo codice degli appalti e delle concessioni, approvato in esame preliminare dal Consiglio dei ministri.
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