L’editoriale di Sabino Cassese “Una burocrazia del merito che può limitare la politica”, pubblicato sul Corriere della sera del 14 agosto, è oggetto di critica nell'articolo di Luigi Oliveri dal titolo "Gli slogan fuorvianti sulla riforma della PA".
Queste le conclusioni cui giunge L. Oliveri nel citato articolo:
Come si dimostra, la realtà è lontana anni luce dalla rappresentazione che ne dà Cassese. Se l’obiettivo della riforma fosse davvero una burocrazia autonoma dalla politica, forte, non fidelizzata, ma al servizio delle scelte politiche con competenza e responsabilità, i meccanismi da essa disposti avrebbero dovuto essere totalmente diversi. O quanto meno, evitare che nella PA continuino ad operare gli Odevaine o gli Incalza, esempi di quella dirigenza di espressione partitica che poi si trasforma in scheggia impazzita, selezionata non per concorso e, dunque, tra i ruoli, bensì con gli incarichi a contratto. La legge 124/2015 avrebbe potuto dare una svolta almeno proponendosi di scongiurare il perpetuarsi di incarichi dirigenziali agli Incalza.
Di questo, invece, come visto, non v’è traccia. Con buona pace di Cassese, la legge 124/2015 crea una burocrazia che di “merito” avrà ben poco e totalmente asservita alla politica.
Qui il link all'articolo di Luigi Oliveri "Gli slogan fuorvianti sulla riforma della PA".
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