Continua l'assurda vicenda dell'IMU sui terreni agricoli, raccontata in un precedente post dal titolo All'IMU sui terreni agricoli il nostro tapiro d'oro 2014.
Mentre i comuni continuano a "prendere l'ascensore" per aumentare l'altimetria delle proprie sedi legali, l'Anci ha diramato il presente comunicato.
Secondo notizie di agenzia, il Governo starebbe ulteriormente rivedendo i criteri di imponibilità dei terreni montani dopo il discusso provvedimento del 2 dicembre scorso e nelle more della decisione del Tar Lazio, promosso da diverse ANCI regionali e da numerosi Comuni gravemente penalizzati, che ne ha sospeso l’efficacia ravvisando già nella sospensiva la necessità di valutare diversi ed importanti motivi di illegittimità.
L’ANCI ha messo in guardia a più riprese e con atti formali fin dall’emanazione del decreto legge n. 66 del 2014 circa i rischi di iniquità di una revisione non concertata e non basata su dati affidabili, nonchè sui prevedibili effetti di indiscriminata riduzione di risorse a prevalente svantaggio di Comuni di minore dimensione.
Le modifiche che sembrano prospettarsi non possono tradursi nella legificazione di criteri comunque sommari, ai quali non potranno in ogni caso corrispondere informazioni adeguate circa i gettiti acquisibili con il nuovo regime. Appare altresì azzardato ipotizzare che un’eventuale rettifica dei requisiti di imponibilità, che riguarderebbe migliaia di Comuni e decine – se non centinaia – di migliaia di contribuenti, possa comportare obblighi di pagamento entro il termine del 26 gennaio, nell’arco quindi di pochi giorni.
La strada utile per assicurare una revisione ordinata dell’imponibilità dei terreni montani consiste in una ampia concertazione, comprensiva della ricognizione delle principali caratteristiche territoriali e di rischio idrogeologico, di utilizzo e di possesso, nonché di redditività dei fondi agricoli montani, resa possibile dalle ingenti risorse impiegate da oltre un decennio per la revisione degli archivi agrari e del relativo catasto.
L’Anci, vista la situazione di confusione, ritiene pertanto indispensabile abbandonare il proposito di ottenere gettito aggiuntivo dai territori montani con riferimento al 2014 e abolire i tagli in corso di effettuazione nei confronti di oltre 4 mila comuni, rimandando al 2015 l’obiettivo di una revisione sensata, attesa da anni e quindi sottoposta alla necessaria condivisione con le parti sociali e con i Comuni.
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