Il Consiglio dei Ministri ha approvato il 24 dicembre il decreto attuativo del Jobs Act sul contratto a tutele crescenti e si è posta da subito la problematica in merito all'applicabilità di tali norme ai lavoratori del pubblico impiego. Formati immediatamente due schieramenti, con autorevoli esponenti sia da una parte che dall'altra.
Per il NO
Il Jobs Act e il decreto attuativo sul contratto a tutele crescenti, approvato in Consiglio dei Ministri il 24 dicembre, non è applicabile ai lavoratori del pubblico impiego. La precisazione arriva dal ministero del Lavoro che chiarisce come la discussione sulla legge delega è stata fatta sul lavoro privato, mentre sul lavoro pubblico c'è in Parlamento una legge delega sulla Pubblica Amministrazione, nell'ambito della quale si potranno eventualmente affrontare tali tematiche. Maggiori dettagli sull'articolo pubblicato dal Sole24Ore Jobs act, ministero Lavoro: non vale per pubblico impiego.
"Il Jobs act non si applica ai dipendenti pubblici. E’ sempre stato pensato solo per il lavoro privato". Il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, chiarisce che no, la legge delega sul lavoro non si applicherà agli statali, "il governo non ha mai avuto dubbi su questo". Maggiori dettagli sull'articolo pubblicato su La Stampa Madia: “Le regole valgono solo per i dipendenti privati”.
Per il SI
Il Sen. Pietro Ichino nel suo editoriale Storia segreta, articolo per articolo, del contratto a tutele crescenti, sostiene l'esistenza di un comma che escludeva espressamente gli statali, sparito all’ultimo minuto, affermando espressamente: "Prima di chiudere sulla definizione del campo di applicazione, merita un breve commento un terzo comma, che ha fatto parte di questo primo articolo in bozza all’incirca fino alla mezzanotte fra il 23 e il 24 dicembre, per esserne poi espunto in extremis. Esso sostanzialmente escludeva l’impiego pubblico dall’applicazione della disciplina contenuta nel nuovo decreto, con ciò sostanzialmente riproducendo quella alterità tra disciplina del lavoro alle dipendenze di enti pubblici e disciplina del lavoro alle dipendenze di privati, che il Testo Unico contenuto nel d.lgs. n. 165/2001 aveva superato (tranne che per assunzioni e promozioni, per le quali nel settore pubblico vige il principio costituzionale del concorso). Soppresso per fortuna quell’inopportunissimo terzo comma, resta dunque in vigore la disposizione contenuta nell’articolo 2, comma 2, del Testo Unico del 2001, in virtù della quale dal momento dell’entrata in vigore del decreto tutte le nuove assunzioni a tempo indeterminato alle dipendenze dello Stato, delle Regioni, dei Comuni, o di altri enti pubblici, daranno vita a rapporti “a tutele crescenti”, assoggettati alla disciplina dei licenziamenti contenuta negli articoli 2 e seguenti di questo decreto. Questo semplificherà notevolmente il problema dell’assorbimento dei precari nelle amministrazioni pubbliche, perché verrà meno la remora all’assunzione a tempo indeterminato costituita dall’inamovibilità pressoché totale determinata fin qui dal combinato disposto dell’articolo 18 e delle regole sulla responsabilità erariale del dirigente, nel caso in cui il licenziamento da lui disposto venisse annullato dal giudice con reintegrazione del lavoratore e risarcimento del danno in suo favore".
Il presidente del gruppo al Senato di Area Popolare Ncd – Udc, Maurizio Sacconi sostiene che la riforma debba essere applicata anche al pubblico impiego.
In argomento vedi anche il successivo post Renzi: sull'applicabilità del Jobs Act al pubblico impiego deciderà il Parlamento.
In argomento vedi anche il successivo post Renzi: sull'applicabilità del Jobs Act al pubblico impiego deciderà il Parlamento.
Peccato. Io lo applicherei per mandare a casa tanti sfaccendati e presuntuosi
RispondiEliminaHo commenta un articolo che parla d'altro.
RispondiEliminaMi correggo e dico, per esperienza personale, che il Jobs Act lo applicherei anche al pubblico impiego per mandare a raccogliere i pomodori tanti sfaticati presuntuosi.
La terra ha biso!gno di braccia
gli sfaccendati e presuntuosi però hanno sempre ottimi legami con la politica e quindi rischiano di andare a casa ,quelli che non hanno appoggi e non sanno leccare
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